36 – II 56° Congresso Nazionale del CAI

Vadalà Terranova, le cui capacità organizzative sono ormai note presso la Sede Centrale, grazie alla realizzazione di ben quattro rifugi, riesce a portare a Catania la classica manifestazione d’incontro annuale dei soci e dei dirigenti del CAI: il Congresso, che negli anni ′30, per rifarsi allo stile militaresco dell’epoca, viene definito ″Adunata″. Esso si svolge dal 2 al 4 maggio 1937 e vede la partecipazione del Presidente e del Segretario Generale, nonchè di un gran numero di dirigenti o rappresentati delle più svariate Sezioni C.A.I. d’Italia. La segreteria sezionale viene impegnata in una vorticoso giro di corrispondenza e di prenotazioni alberghiere per soddisfare tutte le richieste pervenute. All’Adunata si abbina, naturalmente, un’escursione sul Vulcano.

37 – Un’altra guerra: in tre non tornano

Scoppiato il secondo conflitto mondiale nel settembre 1939, l’Italia si mantiene nella qualità di ‘non belligerante’ per alcuni mesi, ma la gente non si fa soverchie illusioni. Le mire bellicose del Capo del Governo sono ben note a tutti e infatti, il 10 giugno 1940, anche l’Italia si trova in guerra. Ad essere chiamati alle armi sono i più giovani. Le classi dal 1918 al 1922, se non supportate da un rinvio per studi, sono le prime a raggiungere i fronti di guerra e, alla fine del conflitto, sono quelle che annoverarono le maggiori perdite. Poi tocca ai trentenni ed anche a qualche quarantenne. Il Distretto va richiamando a ritroso, classe dopo classe. Nel 1942 anche i meno giovani, nati prima del 1910, sono in grigioverde. Tristissima la diaspora dalla Sezione: le belle e festose giornate in montagna sembrano poco più di un miraggio. Uno splendido ricordo gli incontri del venerdì seta, nella bella sede di Via Bicocca, anche allora attorno ad una carta topografica a scoprire itinerari, a inventare escursioni sempre nuove, a programmare appuntamenti. Torneranno quei tempi, si chiedevano i soci?

In realtà la Sezione non chiude del tutto. II presidente, classe 1905 non è richiamato; il giovanissimo segretario, Carmine Nicotra, classe 1922, studente universitario, ottiene vari rinvii fino alla primavera del ′43. Entrambi, assieme a pochi soci anziani, fra cui Orazio Catera, che, nella qualità di dipendente dell’Enel è ″mobilitato″ continuando a Catania il suo lavoro di utilità sociale, tengono aperta la sede di Via Bicocca, negli orari prestabiliti. Man mano che si avvicina lo sbarco degli alleati in Sicilia i bombardamenti si intensificano; tanti palazzi del centro storico vengono colpiti e distrutti dalle bombe. Nicotra si preoccupa che anche quello di Via Bicocca possa essere colpito e pensa alle bellissime tende da accantonamento di recente acquistate. Chiede al presidente di portarle via, al sicuro in una casa di un paesino dell’Etna. Vadalà acconsente. La sede rimane però integra e così pure le tende, che torneranno al loro posto a guerra finita.

Ma i tempi felici tornano, per la maggior patte dei soci. Non proprio per tutti. Piero Ronsisvalle, classe 1912, invia a casa le ultime notizie nel dicembre del 1942, dal fronte del fiume Don, a pochi giorni dai crollo delle linee dell’Asse e dell’inizio della tragica ritirata. Scriverà Augusto Motta in un articolo dal titolo ″In riva al Don si spense la gioia″: Chissà quante volte avrà ripensato alla sua Etna durante il lungo e gelido inverno sull’ansa del Don, in attesa del contrattacco russo. La neve, che gli aveva dato gioia di vivere e consentito esaltanti e veloci discese, gli sarà sembrata ostile, avrà bloccato lui e i suoi compagni: forse avrà accolto i loro corpi. Attilio Conti, linguaglossese, socio della sottosezione, muore a Tobruk, in Africa Settentrionale, con i gradi di tenente di artiglieria, centrato assieme ad alcuni commilitoni da un obice nemico. Non torna a casa neanche Giovannino Sapienza.

Qualcuno è preso prigioniero. Il fratello minore del presidente, Emanuele Vadalà Terranova (1908-1998), viene richiamato nel luglio del ’43, proprio quando gli alleati sbarcano in Sicilia. Non ha senso raggiungere il reparto quando ormai la barca affonda, ma lui, bersagliere, decide egualmente di presentarsi a Palermo e arriva giusto in tempo per farsi catturare dagli americani ed essere spedito in Africa. Giuseppe Priolo (1905-1974) capitano di artiglieria, viene catturato a Tripoli dal generale Patton in persona e si gode una dorata prigionia nell’Ohio. Gianni Becherucci (1908-1994), uno dei più forti sciatori della Sezione, in guerra dal 1941, cade anch’egli prigioniero nel settembre 1943, ma è più sfortunato dei due amici, perchè conosce ì campi di concentramento tedeschi, da cui tornerà, pelle e ossa, solo nell’agosto del ′45. Lunghissima la naja di Sigfrido Zipper, detto ″Vivi″: parte il 29 ottobre 1938 per fare il servizio militare e rimane alle armi per 80 mesi. Fa la guerra nel 5° Alpini della Divisione Tridentina, sia in Albania che in Russia. E’ presente sul campo nella giornata campale di Nikolajewska. L’8 settembre è in Slovenia. Viene catturato dai tedeschi, ma si arruola nella Repubblica Sociale Italiana. Ritorna a Catania il 1° giugno 1945 con due congedi in tasca: uno a firma di Rodolfo Graziani ed uno di Umberto II.

38 – Si ricomincia

Si ricomincia dunque con tre vecchi soci in meno, ma con tanto entusiasmo. Entusiasmo e voglia di ricominciare susseguenti alla fine della guerra, coinvolgono non soltanto il mondo alpinistico della città, ma anche quello della provincia. Il l° maggio 1944, 37 appassionati di Nicolosi, presentati dai fratelli Carmine e Natale Nicotra, chiedono la costituzione di una Sottosezione a Nicolosi, pur consapevoli che per le condizioni del momento questa richiesta non possa giungere alla Sede Centrale. Il 20 novembre 1944 si ricompattano le fila e si costituisce in seno alla Sezione un Consiglio di Reggenza così composto:

  • reggente avv. Raffaello Vadalà Terranova
  • vicereggente: avv. Cav. Pietro Tropea Marchese
  • segretario: Carmine Nicotra
  • tesoriere: dott. Rosario Tropea
  • componenti: dott. Gacinto Buscemi, Orazio Catera, prof Salvatore Citelli, avv. Riccardo Paladini, dott. Gaetano Stella, Massimo Zurria
  • sindaci: Onofrio Longo, rag. Agatino Pappalardo, Aurelio Zizza

Vengono altresì definite le Commissioni Gite, Rifugi e Propaganda e costituite le Sottosezioni di Linguaglossa (reggente Carmelo Greco) e di Nicolosi (reggente il dott. Giuseppe Montesanto, figlio della guida Cristoforo). A seguito di richiesta presentata il 4 novembre 1944 il reggente della Sezione autorizza la costituzione di una Sottosezione a Trepunti di Ionia, con reggente il dott. Giuseppe Leonardi.

Il 27 novembre 1944 vengono fissate le quote sociali per il 1945 che prevedono una quota di L. 200 per i soci ordinari, L. 100 per i soci aggregati, L. 125 gli studenti ordinari e L. 75 gli studenti aggregati.

Si comunica che il Rifugio S.U.C.A.I. muta la denominazione in Rifugio Attilio Conti, in memoria del socio scomparso in guerra. Il rifugio è parzialmente riparato e può dare ospitalità a piccole comitive.

Nel frattempo, caduto il regime fascista e con esso le designazioni dall’alto, la Reggenza di Roma stabilisce transitoriamente per le Sezioni dipendenti l’adozione di un sistema a designazione specifica delle cariche della Presidenza (presidente, vicepresidente , segretario) e con questo sistema si svolgono le elezioni della Sezione dell’Etna del 1944 e del 1946.

Scrive ″Demos″ su ″Sacco Alpino″: …Ma il sistema non si è dimostrato il migliore. Con tutto il rispetto per i poteri sovrani dell’Assemblea, non sembra che essa, pur idonea ad esprimere un giudizio generale sulla capacità dei candidati, sia la più adatta a valutare la particolare attitudine e le possibilità dei suoi preferiti che, per grado di coltura, conoscenza dei problemi dell’alpinismo, competenza nella carica, classe sociale temperamento, disponibilità di tempo, possano ricoprire ottimamente una o servire un’altra carica.
Un difetto più grave è quello che il candidato, sconfitto alla carica per la quale ha posto la candidatura, non entra a far parte del Consiglio, anche se abbia ricevuto un numero di voti pari o maggiore di quelli avuti dal primo Consigliere in lista ed è senz’altro eliminato, con palese ingiustizia e tradendo in certo qual modo la preferenza dimostratagli dall’Assemblea.
Per un migliore impiego degli elementi che l’Assemblea impiega per la direzione della Sezione, è preferibile invece il sistema già adottato da molte Sezioni, quali ad esempio Firenze e Messina, della elezione generica dei Consiglieri senza determinazione di carica, Dopo il suo insediamento è il Consiglio stesso che procede all’elezione delle cariche interne della Presidenza e delle Commissioni permanenti tecniche, con un vaglio più oculato in quanto esperito con cognizione di causa e di persone
.

L’auspicio dei socio Demos si traduce in realtà e, a partire dal maggio 1947 le elezioni avvengono come lui ha desiderato. Il successivo 24 dicembre si svolge l’Assemblea Ordinaria dei Soci per l’elezione delle cariche sociali. Vengono eletti:

  • presidente: avv. Raffaello Vadalà Terranova
  • vicepresidente: avv. cav. Pietro Tropea Marchese
  • segretario: Carmine Nicotra
  • consiglieri: Orazio Catera, Natale Nicotra, avv. Riccardo Paladini, Filippo Perciabosco, Vincenzo Pugliesi, Massimo Zurrìa
  • revisori dei conti effettivi: dott. Gaetano Stella, dott. Rosario Tropea
  • revisore dei conti supplenti: dott. Giacinto Buscemi
  • consigliere onorario: prof Salvatore Citelli

Il consuntivo soci al 20 dicembre 1945 porta ad un totale di 688, con un aumento di 363 unità rispetto al 1944. Alla forza della Sezione contribuiscono le Sottosezioni di Linguaglossa, Nicolosi, Trepunti di Ionia e di Zafferana, con 172 soci complessivamente. L’anno 1945 si chiude con un consuntivo di 20 gite con 1242 partecipanti. Nel 1946 saranno 1141 le presenze alle gite sociali e ad un memorabile accantonamento al Rifugio Citelli.

Il Rifugio Conti, a cura della Sottosezione di Linguaglossa, viene ingrandito di una camera per cucina e deposito. Si realizza anche una piccola cisterna della capacità di 17 mc. Le riparazioni urgenti ai rifugi Citelli e Menza costano 350.000 lire. La sottoscrizione ″Pro Rifugi″ fra i soci raggiunge a fine 1945 la somma di L. 33.300, mentre il prestito ha un totale provvisorio di L. 44.000.

39 – Le vicende post belliche alla Sede Centrale

Il 13 gennaio 1946 si riunisce a Milano la prima Assemblea Generale dei Delegati del dopoguerra, con la presenza di 280 soci in rappresentanza di 92 Sezioni. Filippo Perciabosco e Pino Tosto vi partecipano per conto della Sezione catanese. Il Commissario uscente, gen. degli alpini Luigi Masini, ricorda l’opera benemerita delle due istituzioni che, separate dal fronte di guerra avanzante verso nord, hanno assicurato la continuità del sodalizio in Alta Italia, alla guida del dott. Guido Bertarelli e nel Centro Meridione, diretto dal rag. Guido Brizio.

Dopo l’approvazione di un Ordine del Giorno presentato da un gruppo di Sezioni piemontesi e liguri, tendente a richiamare in vita, provvisoriamente, l’ultimo Statuto democratico, cioè quello del 1926, sulla base di quest’ultimo, l’Assemblea procede all’elezione del Consiglio Generale. Risultano eletti a presidente lo stesso Luigi Masini, mentre fra i 30 consiglieri, unico da Roma in giù, troviamo l’avv. Raffaello Vadalà Terranova, presidente della Sezione catanese, a riprova della considerazione in cui è tenuto l’alpinismo etneo. Ma non basta: si vota anche per la nomina di una Commissione che deve stilare il Nuovo Statuto del C.A.I. e nuovamente, fra i 13 membri, viene ancora chiamato il presidente catanese. Il Nuovo Statuto vedrà al luce nella primavera del 1947.

40 – Rinasce la S.U.C.A.I. dell’Etna

Per disposizione della Sede Centrale del C.A.I. viene ricostituita la S.U.C.A.I. (Studenti Universitari del Club Alpino Italiano) e ciò, naturalmente, avviene anche a Catania. Ne fanno parte tra gli altri, Vincenzo Pugliesi, detto ″Zino″ e Umberto Franzina. A quest’ultimo, che aveva contribuito nel 1927 alla sua fondazione, viene affidato l’incarico di Reggente.

41  -Una crisi interna

Il primo Consiglio Direttivo del dopoguerra, eletto il 24 dicembre 1944, lavora da appena 13 mesi, allorquando la Sezione viene attraversata da una crisi. Ma lasciamo la parola a Raffaello Vadalà Terranova, che la descrive su ″Sacco Alpino″ del 1° aprile 1946:

Cause ed effetti della crisi
Anche la Sezione dell’Etna ha avuto la sua crisi. Crisi di idee, di programmi e di intenti; cozzo di mentalità e di aspirazioni diverse; lizza di concezioni in contrasto. Crisi dolorosa, eppure emanazione di quell’amore, oseremmo dire ultraterreno, che chiama alla nostra Montagna, alla quale si corre attratti da un impeto irresistibile, per cammini non sempre uniformi.
Non incolpiamo nessuno. Non tutti vedono, ma tutti credono di vedere giusto. perchè ognuno guarda dall’angolo della propria visuale, e c’è chi ha buona vista e chi è miope o presbite, c’è chi è soltanto affetto da astigmatismo e vede le linee contorte, e chi, pur senza difetti, ha le pupille non assuefatte alla grande luce che si diffonde e propaga dal Monte e abbaglia.
Nessuno è in colpa, perchè non è colpa non vedere se si crede di vedere; e non affidare il braccio a chi l’impervio sentiero della Montagna ha imparato a conoscerlo con fatica di anni, è solo un peccatuccio di presunzione, un soffio di arroganza, causa impensata talvolta di irreparabili sciagure.
Le origini della crisi sono al più note. Per gli ignari abbiamo scritto una nota in seconda pagina sullo funzione dello sci etneo, che fa parte della relazione trasmessa alla Presidenza Generale. Sci e anti-sci si sono battuti all’Assemblea dei Soci del 21 dicembre e hanno determinato la crisi. La crisi covava. Vi era un’avversione manifesta, che durava da un anno, di alcuni ″puri″ contro altri ″impuri″, e i due gruppi si attendevano al varco. All’Assemblea la richiesta dei dirigenti dello Sci Club Etna di avere affidata la gestione temporanea della Cantoniera con agevolazioni per i propri iscritti allo scopo di organizzarvi l’attività invernale, dette lo spunto alla battaglia che si preparava da tempo, e i contendenti attaccarono e si difesero strenuamente, e nessuna delle due parti cedette di un passo.
Ne seguirono le dimissioni del Presidente e dell’intero Consiglio della Sezione, le dimissioni del Consiglio dello Sci Club, lo scioglimento infine di questo, e quel che è più penoso, la disgregazione di quella compagine sociale che si era lentamente ma saldamente cementata e costituiva un legittimo orgoglio della Sezione dell’Etna.
Alle elezioni svoltesi il 1° febbraio, dopo il rifiuto opposto del Presidente uscente e da quasi tutti i Consiglieri di ripresentare la propria candidatura, e l’astensione dal voto di moltissimi soci, il Consiglio è risultato composto in gran parte da elementi giovani, nuovi alla direzione della Sezione. E’ ad essi che spetta ora il grave e difficile compito di riordinare le file disorientate dei Soci e riportare la Sezione. a quell’unità che ne era la forza e ne garantiva il futuro. Noi li attendiamo alla prova.

Quale il risultato delle urne del 15 febbraio?

  • presidente: p.i. Paolo Fontana
  • vicepresidente: avv. Salvatore Santangelo
  • segretario: Carmine Nicotra
  • consiglieri: dott. Ugo Meli, sig. Filippo Perciabosco, sig. Orazio Rosolia, sig. Domenico Signorelli, dott. Rosario Vieni, sig. Aurelio Zizza
  • revisori dei conti: dott. Gianni Naso, dott. Lino Rasà, sig. Ugo Di Lorenzo (supplente)

Fanno parte del Consiglio Direttivo, come membri di diritto:

  • Carmelo Greco: reggente la Sottosezione di Linguaglossa
  • dott. Giuseppe Montesanto: reggente la Sottosezione di Nicolosi
  • dott. Alfio Pugliesi: reggente la Sottosezione di Piedimonte Etneo
  • Salvatore Coco: reggente la Sottosezione di Zafferana

Trascorrono neanche due mesi ed il 9 aprile si dimettono dalla carica di consigliere i soci Carmine Nicotra, Ugo Meli, Aurelio Zizza ed Orazio Rosolia, e Ugo Di Lorenzo da quella di revisore dei conti. Essi vengono surrogati dai primi non eletti durante le stesse elezioni del 15 febbraio ed il Consiglio Direttivo diviene così composto:

  • presidente: p.i. Paolo Fontana
  • vicepresidente: avv. Salvatore Santangelo
  • segretario: dott. Rosario Tropea
  • consiglieri: sig. Filippo Perciabosco, rag. Giuseppe Priolo, sig. Domenico Signorelli sig. Giuseppe Tosto dott. Rosario Vieni, dott. Sigfrido Zipper
  • revisori dei conti: dott. Gianni Naso, dott. Lino Rasà, sig. Francesco Giarrusso (supplente)

Ridiamo la parola a Vadalà Terranova (″Sacco Alpino″ del 1° luglio 1946):

Crisi superata
L’acuta crisi che aveva gettato nei mesi scorsi un’ombra scura sulla Sezione e di cui non era lecito prevedere gli sviluppi, si è virtualmente risolta, e la risoluzione è venuta improvvisa, come improvviso era stato il suo nascere. Con la distensione verificatasi, fa le diverse correnti e il riconoscimento – da parte di quei soci che, mossi da un ideale apprezzabile era fuori dalla comune pratica, avevano provocato la penosa e critica situazione – dei torti commessi o almeno della opportunità di non insistervi per il bene della Sezione, che va messo al di sopra di ogni idea o interesse personale, la vita sociale va riportandosi alla normalità.
Quel senso di disorientamento, che si era determinato soprattutto fra i Soci che non erano stati presenti all’ Assemblea del 21 dicembre e non erano al correrne degli avvenimenti, si è dissolto, e molto è valsa in proposito la messa a punto fatta dalla nostra Rassegna nel precedente numero.
Vi sono, è vero, ancora delle pecorelle che si ostinano a rimanere fuori dal gregge, ma il buon senso avrà ragione anche di loro, quando col passare del tempo e. smorzati g1i ardori euforici di urta indipendenza acquistata a poco prezzo, si renderanno conto che per raggiungere la mandria, il gregge deve procedere unito senza sbandamenti.

Passa un altro anno e si ritorna a votare, questa volta sulla scorta del nuovo Regolamento Sezionale che prevede dapprima l’elezione di 11 Consiglieri, e poi la scelta, fra di essi, delle cariche dirigenziali.

Si vota dal 2 al 4 maggio 1947 con una buona percentuale di votanti ed il massimo ordine. A norma del nuovo Regolamento, la Commissione Elettorale nominata dall’Assemblea, prepara una lista di eleggibili alle cariche di Consigliere, Delegato alla Sede Centrale e Revisore dei Conti, fra i quali i soci scelgono i loro preferiti, nessun’altra lista essendo presentata. Risultano eletti (in ordine di numero di voti):

  • consiglieri: avv. Raffaello Vadalà Terranova, Filippo Perciabosco, dott. Rosario Tropea, p.i. Paolo Fontana, ing. Alfio Amantia, ing. Guglielmo Franck, dott. Giuseppe Mangano, Rosario Amato, rag. Vincenzo Bonnici, Vincenzo Pugliesi, Aurelio Zizza
  • Delegati alla Sede Centrale: p.i. Paolo Fontana, Giuseppe Tosto
  • Revisori dei Conti: dott. Gaetano Stella, rag. Roberto Zingales, dott. Francesco Costantino

Anna Maria Vagliasindi, bella e sportivissima ragazza, che riporta lo stesso numero di voti di Aurelio Zizza, deve cedergli il posto per l’anzianità nell’associazione.

Giorno 10 maggio si svolge la prima riunione del nuovo Consiglio Direttivo e risultano eletti:

  • presidente: avv. Raffaello Vadalà Terranova
  • vicepresidente e delegato all’amministrazione: p.i. Paolo Fontana
  • segretario – economo: dott. Rosario Tropea
  • direttore della Commissione Gite: sig. Filippo Perciabosco
  • delegato al Comitato Siculo Guide e Portatori: sig. Domenico Signorelli
  • direttore della Commissione Tecnico-scientifica: ing. Guglielmo Franck
  • direttore della Commissione Propaganda: sig. Rosario Amato