10 – II ″battesimo del fuoco″

Nata nel 1875, la Sezione si cimenta dopo appena 4 anni con la prima eruzione etnea. Essa è accompagnata da una ricca fase esplosiva; che determina la nascita di diversi coni vulcanici; poi battezzati ″Umberto e Margherita″, in onore dei giovani principi di Casa Savoia. A seguito di essa una lingua di lava scende in direzione nord nord-est fino ad attraversare la carrozzabile che da Linguaglossa porta a Randazzo, poche centinaia di metri dopo Passopisciaro. Ma il luogo di apertura delle bocche è lontano e impervio e sono pochi i soci che riescono a visitarne i luoghi. Orazio Silvestri, vulcanologo, scrive e pubblica un’accurata descrizione dell’evento, dal titolo Sulla doppia eruzione dell’Etna scoppiata il 25 maggio 1879, conservata presso la Biblioteca sociale.

Un’occasione migliore si manifesta nel 1883, quando la ″Montagna″ si squarcia proprio sul versante sud, a quota 1200, per una breve eruzione. In città non esiste alcun servizio pubblico destinato al controllo degli eventi vulcanici ai fini della pubblica incolumità, e pertanto i soci del C.A.I. si sentono in dovere, attesa la loro particolare predisposizione e specializzazione, di essere lo strumento per informare puntualmente le pubbliche autorità e la città di Catania, e ciò non soltanto a scopo scientifico, ma anche per predisporre quanto necessario per eventuali interventi, diremmo oggi, di Protezione Civile.

Il 22 marzo 1883 il socio Antonio Ursino Recupero, trentenne, dona alla Sezione fotografie e negativi scattati durante l’eruzione dell’Etna. In Consiglio viene stabilito che una guida si rechi ogni giorno da Nicolosi a Catania per riferire presso la sede del Club sull’andamento dell’eruzione. Durante tutto lo svolgimento della stessa, le autorità e la stampa attingono notizie dai bollettini emessi dalla Sezione.

Nell’aprile dello stesso anno il Consiglio Direttivo delibera l’acquisto di tende alpine da mettere a disposizione dei soci e promuove la creazione di una biblioteca Si accantonano L. 200 per la futura costruzione di un ricovero nella Valle del Bove. I dirigenti del C.A.I. di Catania ‘sentono’ di appartenere ad un sodalizio di respiro nazionale e sanno utilizzare le opportunità che derivano dal far parte di una grande famiglia. Prima di scegliere il tipo di tenda da acquistare, scrivono a diverse Sezioni del nord e infine, con successiva delibera, scelgono quelle suggerite dalla Sezione di Vicenza.

Proprio allo scopo di cementare il rapporto con i consoci di tutta l’Italia il 24 gennaio 1884 si delibera di inviare al prof Tacchini un’oblazione di L. 30 per la costruzione del Rifugio-asilo sul Cimone e di mandare a Torino per una esposizione alcune fotografie dei socio Ursino Recupero, materiale dell’ultima eruzione ed un saggio di flora etnea. Il bilancio preventivo per l’anno 1885 prevede entrate ed uscite per L. 2980.

Quella del 1883 è però soltanto un modesto assaggio della pericolosità dell’Etna. Appena tre anni dopo il vulcano concede il bis, mettendo gravemente a repentaglio proprio l’abitato di Nicolosi, il paesino che, per la sua posizione fra Catania ed il gran cratere è frequentato e ben conosciuto da tutti.

11 – L’anno 1886

Nel corso del 1886 il Consiglio ringrazia il socio dott. Stefano Reitano per le preziose informazioni fornite durante l’eruzione dell’Etna. Si delibera di battezzare coi nome di ″Monte Gemmellaro″ il cratere generato dalla stessa, in ossequio anche al voto espresso dalle popolazioni limitrofe all’eruzione. La Sede Centrale invia un sussidio di L. 300 a favore dei danneggiati dall’eruzione. Alla vicepresidenza sale il prof. Vincenzo Mollame.

12-Sul fronte delle Guide

Durante la seduta del 8 giugno 1883 il vicepresidente Damiano Macaluso propone di concedere il libretto di guida ad Anastasi Santo e Difazzio Giovanni di Linguaglossa, che sono stati ben sperimentati a seguito dell’escursione alle bocche del 1879. Ma esistono anche le sanzioni disciplinari: nel 1888 si delibera di chiedere a Bonanno, Direttore delle Guide, di sospendere fino a nuovo ordine le guide Alfio Sotera ed Antonino Mazzaglia, mentre il 7 agosto 1888, a seguito di numerosi reclami giunti al C.A.I. in cui gli vengono attribuiti comportamenti lesivi del decoro del Corpo delle Guide, il capo delle guide Gaetano Rizzo viene sollevato dall’incarico. Gli subentra il trentaduenne Cristoforo Montesanto (1856-1945), che manterrà la carica per oltre 30 anni e che costituirà un caposaldo della presenza del C.A.I. sull’Etna.

Scomparso il Direttore delle Guide Giuseppe Bonanno Vinci, nicolosita, socio fondatore della Sezione, viene nominato al suo posto Raffaele Zerilli, mentre il sacerdote Angelo Bonanno, fratello del defunto dott. Giuseppe, ne viene nominato Direttore onorario.

Si tenta di ampliare il Servizio delle Guide, fin’ora limitato al centro di Nicolosi, ad altri centri etnei. Il 1° settembre 1888 il Consiglio Direttivo conferma le guide, allievi guida e portatori esistenti, con la riammissione nei ruoli della guida Contarino. Delibera di costituire presso i centri di Belpasso, Pedara, Zafferana, Linguaglossa e Biancavilla una stazione di guide e, con missiva a firma del Direttore delle Guide R. Zerilli, chiede ai rispettivi sindaci di comunicare i nominativi degli aspiranti. A Nicolosi, il 9 settembre 1888 vengono consegnati i libretti alle Guide, Allievi Guida ed ai Portatori della stazione.

13-Cambio della guardia

Il 31 marzo 1889 viene eletto il nuovo Consiglio Direttivo, così composto:

  • presidente: Giuseppe Bertuccio Scammacca
  • vicepresidente: prof cav. Vincenzo Mollame
  • segretario: Raffaele Zerilli
  • vice segretario: avv. Nicolò Di Lorenzo Nicolaci
  • cassiere: avv. Arcangelo De Paola
  • consiglieri: barone Silvestro Cannizzaro, avv. Antonio Ursino, Eduardo Amato, cav. Giuseppe Paternò Torresi e Augusto Zamboni.

Nell’aprile 1889 una breve crisi porta Giuseppe Bertuccio Scammacca a rifiutare la carica di presidente, ma nel successivo mese di giugno egli accetta. Il 7 aprile l’avv. Antonio Ursino Recupero viene nominato Direttore delle Guide, mentre il 28 il prof. cav. Michele Filotà viene confermato Delegato alla Sede Centrale.

Il 29 giugno 1889 avviene a Nicolosi un fatto increscioso denunziato dal maggiore dei Reali Carabinieri Boyer, riguardante l’allievo guida Pietro Oca. Viene istituita una commissione d’inchiesta sul fatto. Successivamente si giunge ad opportuni chiarimenti fra il maggiore e la Sezione ed il primo promette di instaurare un proficuo rapporto di collaborazione fra i suoi subalterni di stanza nei paesi ove vi siano guide alpine e le stesse.

L’8 agosto1889 la guida Antonio Calvagno viene nominato custode dell’Osservatorio ″Vincenzo Bellini″. Negli anni 1889-91 a Nicolosi esercisce un albergo-trattoria ″Liotta″, il cui titolare chiede di potersi fregiare del titolo di ″fornitore del CAI″, in cambio di trattamenti di favore nei riguardi dei soci. Il Liotta però non si comporta in maniera sempre soddisfacente ed il titolo gli viene più volte ritirato e riconcesso.

14-Nasce la Casa Cantoniera

La realizzazione dell’Osservatorio ha risolto i problemi dell’alloggio ad alta quota. Rimane, per rendere più agevole e sicura l’ascensione al cratere, la necessità di un altro posto tappa a una quota intermedia fra Nicolosi e l’Osservatorio, essendo Casa del Bosco inadatta perchè posta troppo in basso. Giunge provvidenziale il concerto fra gli interessi scientifici del prof. Pietro Tacchini, già protagonista della costruzione dell’Osservatorio, quelli del prof. Annibale Riccò, socio della Sezione e Direttore dell’Osservatorio di Astrofisica dell’Università di Catania e quelli di studio ma anche di diletto dei soci della Sezione catanese del C.A.I., molti dei quali docenti universitari. Nel dicembre 1890 il prof. Tacchini scrive alla Sezione informandola di aver fatto redigere un progetto e della possibilità di un finanziamento. Nel successivo gennaio 1891 il prof. Riccò trasmette ufficialmente il progetto. Compito della Sezione sarà quello eminentemente operativo, di scegliere il sito, di procurare il terreno e di appaltare i lavori, dopo avere ovviamente reperito gli ulteriori fondi necessari.

II CAI, di concerto con il prof. Riccò, individua il sito ideale in un’area posta alla base dei Monti Castellazzi, a quota 1880 a sud ovest della Montagnola, appena al di fuori della fascia boschiva del versante sud dell’Etna. II terreno risulta essere di proprietà di nobili spagnoli, eredi di un certo conte Sobradiel, le cui proprietà sono amministrate dal dott. Giuseppe Salomone di Biancavilla. Individuato l’erede, nella persona del conte di Belchite, residente a Madrid, questi, nel luglio 1891, dona al C.A.I. un piccolo appezzamento di terreno.

Ricorrendo alla già sperimentata solidarietà fra le Sezioni C.A.I. d’Italia, nel gennaio 1892 il presidente Bertuccio Scammacca invia una lettera circolare per ottenere sussidi per la costruzione del nuovo rifugio. Il preventivo, redatto dall’ing. Mascari, assistente dell’Osservatorio Astrofisico, ammonta a 2.000 lire. Il prof. Tacchini riesce ad ottenere dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio un contributo di 500 lire. Nel 1993 giungono 100 lire dalle Sezioni C.A.I. di Napoli e di Milano, 30 da quelle di Torino e di Roma. Minori cifre giungono da altre Sezioni. Particolarmente significativo il contributo di L. 30 della Società Alpina delle Giulie, con sede a Trieste: italiana quindi, ma facente parte ancora dell’Impero austro-ungarico. Da parte sua, la Sezione stanzia 500 Lire.Con la promessa di L. 300 da parte della Sede Centrale del C.A.I., il presidente Bertuccio Scammacca si decide ad accogliere il sollecito inviatogli nel marzo 1894 dal prof. Riccò, il quale gli invia anche il calcolo della cubatura dei muri e così, il 28 giugno 1894, durante una riunione di Consiglio Direttivo, si affida ai signori Pasquale Scandurra, Giuseppe Balsamo e Antonio Tomaselli l’appalto per la costruzione della Casa Meteorico Alpina (detta poi Casa Cantoniera), per L. 1674,15 nonchè una cisterna di m 2 di diametro e m 2 di profondità per la somma aggiuntiva di L. 250.

Il progetto della Casa Meteorico-Alpina prevede due locali, uno per l’Università e l’altro per il CAI, con un ballatoio, una cisterna e dei servizi in comune. Durante la costruzione si decide di aggiungere una ″tacca″ per conservare la neve. Alla fine del 1897 il Rifugio è pronto e il C.A.I. vi appone una targa per ricordare il dono del Conte di Belchite che, informatone, ringrazia. Nel giugno 1898 esso è pienamente funzionante, ma il CAI, con l’ausilio del Capo delle Guide Cristoforo Montesanto, prosegue nei lavori, aggiungendo una piccola stalla. Montesanto sarà per oltre vent’anni il principale referente del C.A.I. per i problemi della Casa Meteorico-Alpina.

L’edificio, per decenni unica struttura nel raggio di diversi chilometri, sarà utilizzato per molteplici attività. Nel 1908 il prof. Buscaglioni, Direttore dell’Orto Botanico di Catania, chiede al C.A.I. l’autorizzazione per addossare al muro di ponente della Cantoniera un piccolo laboratorio alpino. Decenni dopo vi si installerà un minuscolo osservatorio dell’Aeronautica Militare. I custodi della Casa Cantoniera furono quasi sempre gli stessi dell’osservatorio e le vicende dei due edifici correranno pressochè parallele. Della Casa Cantoniera se ne dovrà separare dapprima il CAI, come vedremo più avanti; poi se ne disfarrà la stessa Università. Ormai di proprietà di alcuni privati l’edificio scomparve nel 1983, spazzato via da una devastante eruzione.

15 – L’eruzione del 1892: I Monti Silvestri

L’Eruzione si manifesta il 9 luglio 1892 con la formazione di una bottoniera di crateri fra quota 2025 e 1800 sul versante sud del Vulcano, in un’area oggi tagliata in due dalla provinciale Zafferana – Rifugio Sapienza. Dura 173 giorni e si distende per circa 7 chilometri, fino a costeggiare i monti Rossi dal lato di levante, poco al di sopra di Nicolosi, a quota 970. Termina il 29 dicembre dello stesso anno. I due crateri che costituiscono l’apparato eruttivo principale vengono intitolati al vulcanologo Orazio Silvestri (Firenze 1835 – Catania 1890).

L’eruzione viene seguita con la massima attenzione e quasi giornalmente giungono in Sezione telegrammi inviati dalle Guide o da semplici soci che informano sul suo andamento. Il 7 agosto 1892 l’assemblea dei soci si riunisce per battezzare i nuovi crateri sorti a seguito di essa e sceglie il nome ″Monti Silvestri″; che la spunta per poco su ″Monte Recupero″. Orazio Silvestri infatti, past presidente della Sezione è morto prematuramente all’età di 55 anni nel 1890.

16 – Sul fronte delle Guide

Il 27 gennaio 1893 durante un Consiglio Direttivo si leggono lettere del Capoguida Cristoforo Montesanto e del custode dell’Osservatorio Bellini, Antonio Galvagno, che comunicano che l’edificio ha subito gravi guasti e lesioni. Negli anni 1896 – 98 il prof. Annibale Riccò, direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Catania e consigliere della Sezione, si fa promotore della costruzione di una linea telefonica fra Nicolosi e l’Osservatorio ″V. Bellini″. Alla spesa partecipano la Sede Centrale del C.A.I. con L. 200 e la Sezione con almeno L. 50. Il costo complessivo è di oltre 1500 lire. II telefono sarà a disposizione sia dell’Università che del CAI. La linea viene inaugurata nell’ottobre del 1898.

Il 21 marzo 1893 vengono radiate perchè non più abili, le Guide: Francesco Mazzaglia e Salvatore Consoli. Vengono promossi a Guida: Alfio Leto, Salvatore Gemmellaro e Antonio Germanà.

Il 26 maggio 1898 si aggiornano le tariffe per tutti i servizi delle Guide Alpine e per i pernottamenti alla nuova Cantoniera. Nel 1901 raggiungono i 60 anni di età e vengono messi a riposo le guide Galvagno Pietro, Carbonaro Antonio, Germanà Antonio, mentre Mazzaglia Antonino è da poco defunto. Al loro posto subentrano gli allievi Leonardi Salvatore fu Antonio, Germanà Antonino fu Antonio, Carbonaro Salvatore di Antonio e Sotera Matteo fu Alfio.

Sia i soci che le guide, fedeli ad una consolidata tradizione, non mancano di farsi apprezzare per l’attività di accompagnamento su una montagna che costituisce sempre più l’elemento principale di attrazione per chi mette piede in Sicilia e che è attratto in qualche maniera dal desiderio di avventura. A cavallo del secolo mettono i piedi per la prima volta in Sicilia gli alpini, o, più esattamente, gli artiglieri da montagna. E infatti di stanza a Messina il 22° Reggimento di Artiglieria, che comprende una Batteria da Montagna. Il 3 agosto 1901 questo reparto effettua al gran completo una traversata dell’Etna in due giorni, sul percorso Nicolosi – Osservatorio – Randazzo e viene guidata lungo il percorso dalle Guide etnee. Il comandante invia alla Guida Domenico Caruso un ringraziamento, elogiando il Corpo per la sua efficienza.

L’episodio si ripete 9 anni dopo, quando, assieme agli artiglieri da montagna, è lo stesso comandante del Reggimento che effettua l’escursione e, successivamente, scrive al Presidente della Sezione, attestando che l’opera prestata dalla Guida di codesto Club Alpino Magrì Sig. Salvatore, fu degna di encomio perchè compiuta con intelligenza, zelo ed interessamento.