21 – La S.U.C.A.I. dell’Etna

Nel 1927, emulando quanto organizzato in Alta Italia, nasce anche a Catania la S.U.C.A.I., Studenti Universitari del Club Alpino Italiano, con organizzazione simile a quella di una Sottosezione. Fra i fondatori, il ventenne Umberto Franzina. Sono giovani alpinisti che si fregiano di un camiciotto azzurro ed un largo basco alla Chasseurs des Alpes, i soldati di montagna francesi. Sono ″sucaini″ Giovannino Cagni, Riccardo Paladini, Domenico Abbruzzese, Attilio Conti e tanti altri catanesi che si ritroveranno qualche anno dopo, non appena laureati, a reggere posti di prestigio nel panorama sociale catanese. Prescindendo dallo sporadico episodio del Duca delle Puglie, la S.U.C.A.I. di Catania si ascrive il merito di avere iniziato lo sport dello sci sull’Etna. Essa infatti, nel 1928 chiede al Ministero della Guerra qualche paio di sci in dono e dopo molta insistenza, ne ottiene otto paia del tipo militare in uso presso le truppe alpine. Sì può così, nell’inverno del 1929, organizzare la prima gara alla Casa del Vescovo: la ″Coppa S.U.C.A.I.″

Anche l’alpinismo solitario viene largamente praticato, e sono molte le escursioni e le traversate estive ed invernali effettuate da Sucaini che vanno in compagnia soltanto del loro sacco alpino.

E non mancano i campeggi, gli accantonamenti ed bivacchi di fortuna. Un assalto al Mongibello condotto da cinque squadre, partite quasi contemporaneamente di notte da cinque versanti differenti con appuntamento all’alba sul Cratere Centrale, dà la prova della maturità alpinistica raggiunta e dalla perfetta conoscenza degli itinerari. L’attività della S.U.C.A.I. di Catania non viene limitata solo all’Etna, ma estesa ad altre montagne in più vasti campi d’azione. I goliardi Domenico Abbruzzese, Francesco Fazio, Giuseppe Bruno e Riccardo Paladini compiono in pieno inverno il giro delle Dolomiti in cinque giorni di marcia faticosa.

22 – Due gravi incidenti

Il 18 gennaio 1925 muore sull’Etna, alla base del Monte Pomiciaro, il socio Gino Menza, precipitando sul fondo della Valle del Bove assieme ai compagni Filippo Perciabosco e Umberto Sapienza, mentre, in cordata, arrampicano lungo un canalone ghiacciato della Serra del Salifizio all’interno della Valle. Sul luogo dell’incidente verrà collocata dalla Sezione una Croce, che rimarrà visibile fino al 1992 quando un’imponente vigorosa eruzione la spazzerà via.

Tre anni dopo, il 9 febbraio 1928 muore durante una tormenta, a quota 2300 ca. sul versante sud dell’Etna, Giovannino Cagni. Sul primo numero del redivivo ‘Bollettino’, il socio Nino Pappalardo rende nota una vicenda sconcertante. Durante un’escursione compiuta assieme a Giovannino Cagni Trigona, questi, ancora impressionato per la morte di Gino Menza, gli aveva confidato di aver scritto una poesia in memoria dell’amico. Appena un mese dopo, il 9 febbraio 1928, anche Giovannino Cagni moriva sull’Etna durante una tormenta. Il successivo 29 luglio 1928 viene inaugurato il Monumentino Cagni, con una lapide che recita:

A GIOVANNINO CAGNI TRIGONA
CHE QUI IL 9 FEB. MCMXXVIII
TRAVOLTO DALLA TORMENTA
CADEVA

II Monumentino Cagni, costituirà da allora un punto di riferimento della zona del versante sud dell’Etna dove verranno ricavate le piste sciistiche e gli impianti di risalita. Nel 1983 sarà abbattuto ma non sommerso dalla colata che si appresta a minacciare il Rifugio Sapienza; le Guide Alpine lo rimetteranno successivamente in piedi a pochi metri dal suo sito originale.

23 – Il C.A.I. ed il Regime fascista

Salito al potere nel 1922, il regime fascista abolisce ogni forma democratica dopo le ultime libere elezioni, svoltesi nel 1926. Ovviamente esso impone i suoi metodi anche alle libere associazioni, fra cui le Sezioni del CAI, nelle quali viene vietata ogni forma di elezione delle cariche sociali per la costituzione dei Consigli Direttivi Sezionali. Questi vengono talvolta chiamati ″Comitati Direttivi″ invece che ″Consigli″ ed il Presidente non e più espressione del Corpo Sociale, ma viene imposto dall’alto, cioè dal Presidente Generale; e scelto fra i personaggi di fiducia del regime.

Nel 1929 il C.A.I. viene immesso forzatamente nel C.O.N.I., ignorando le istanze della parte più consapevole del sodalizio sull’esistenza di una sottile ma tenace differenza fra l’attività alpinistica, praticata dai suoi soci e quella agonistica, essenza del Comitato Olimpico. Viene altresì trasferita a Roma la Sede Centrale e nominato un Commissario provvisorio.

Per un anno e mezzo gli organi centrali del C.A.I. si paralizzano quasi completamente, ma le Sezioni continuano egregiamente a funzionare. Finalmente nel 1930 l’avv. Angelo Manaresi, viene nominato Presidente Generale e la Sede Centrale si riorganizza, grazie anche all’impulso del Segretario Generale dott. Frisinghelli. Nel 1933 viene fondato il Consorzio Guide e Portatori; nel 1934 si sottoscrive un accordo fra il C.A.I. ed il Touring Club per la pubblicazione congiunta della Guida dei Monti d’Italia.

Dal 1934 al 1938 la Sede Centrale è impegnata in una strenua difesa dalle mire del Dopolavoro che vuole incamerare il C.A.I. e da quelle del Ministero della Stampa e Propaganda, che si vuole appropriare dei rifugi. Si riconoscerà dopo la caduta del Fascismo che se la Sede Centrale non fosse stata presente a Roma con tutta la sua organizzazione e con la dirigenza, la compagine del C.A.I. sarebbe andata in frantumi e l’Associazione sarebbe diventata burocraticamente fascista: quella condotta da Manaresi e Frisinghelli è una difesa strenua, elastica ma inflessibile e alla fine vittoriosa. Nel 1935 un accordo difensivo è raggiunto con il Dopolavoro, che rinuncia alle società alpinistiche che devono obbligatoriamente confluire nel CAI

Nel 1936 è il Ministero della Guerra che adocchia il CAI, nel quale riconosce un centro di alta educazione fisica e morale e di allenamento premilitare della gioventù. I Rifugi sono apprezzati come base logistica di appoggio sulle Alpi. Dietro insistenti richieste della Sede Centrale, questo Ministero concede un notevole sussidio per la manutenzione dei rifugi e per la Guida dei Monti d’Italia come pure il C.A.I. ottiene due decreti che lo riconoscono giuridicamente e lo pareggiano per molte tasse alle Amministrazioni dello Stato. Nel 1942 il C.A.I. esce dal C.O.N.I. ed entra a far parte di tutte quelle associazioni (42) che dipendono nominalmente dal Partito Nazionale Fascista, ma che godono in effetti di un’autonomia semicompleta o completa.

Caduto il fascismo il 25 luglio 1943, il Governo Badoglio assegna le associazioni come dipendenza a diversi Ministeri ed al C.A.I. capita la disavventura di essere assegnato al Ministero dell’Educazione Nazionale. La protesta del sodalizio e del Ministero della Guerra, che ci vuole alla sua ″dipendenza″, sortisce effetto e quest’ultimo Ministero nomina il 1° settembre 1943 il Reggente del C.A.I. con il compito di preparare rapidamente il nuovo Statuto Generale.

Ma sopravviene 1’8 settembre ed il C.A.I. segue le sorti della Nazione, ritrovandosi suo malgrado diviso in due. Ma continua a crescere e diffondersi: quando il 20 luglio 1945 il Reggente che ha sede a Roma, dopo aver declinato la prosecuzione del suo incarico, consegna il C.A.I. al Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, i soci sono aumentati a quasi 50.000 e le Sezioni sono salite a 135, le finanze sociali in perfetto stato. Unica nota triste i Rifugi, che hanno subito gravissime distruzioni.

24 – Il ″ventennio″ a Catania

Morto nel 1926 il comm. Giovanni Sapuppo Asmundo, per via delle nuove regole imposte dalla Presidenza Generale, la Sezione deve attendere ″dall’alto″ la nomina di un nuovo presidente e l’attesa avrà una durata estenuante. Nel marzo 1926 nel Gran Salone Municipale di Catania si svolge l’Assemblea della Sezione. In mancanza del presidente e ritornato nella natìa Svizzera Gustavo Zuber, l’ing. Barolo legge la relazione finanziaria. ed il dott. Claudio Vitale quella morale.

Nel 1927 viene nominato Capo delle Guide Alfio Barbagallo, che subentra all’ormai settantunenne Cristoforo Montesanto. Un cambio ben oltre i limiti consueti, dovuto senz’altro alla vigoria ed alla personalità del Montesanto. Alfio Barbagallo d’altronde, lo aveva affiancato come vice per oltre sei anni.

II 27 marzo 1928 su proposta del segretario del P.N.F., il C.O.N.I. ratifica la nomina del prof. Gaetano Ponte a presidente della Sezione.

Il 30 aprile giunge dal Presidente Generale un messaggio di augurio al presidente Ponte con l’auspicio di ″rimettere in ordine e in attività la Sezione″, ma presto questi si dimette.

Intanto le ire del Vulcano agitano nuovamente le pendici dell’Etna. Anche questa volta i soci si precipitano ad osservare il fenomeno e a rendersi utili, ove e come possibile, alla comunità. Il prof. Ponte rischia la vita sorvolando la rovente colata lavica con un piccolo aeroplano, mentre i giovani della SUCAI prestano la loro opera durante lo sgombero delle masserizie dello sfortunato paese di Mascali. Dopo innumerevoli volte che il pericolo per i centri abitati era stato scampato sia pur in extremis, questi volta l’irreparabile è accaduto. II ridente paese posto ad appena 170 metri sul mare, davanti alla costa ionica, fra l’inorridito stupore della gente, è spazzato via.

Nel 1930 la sede è in Via Carcaci, 5 ed è dotata di telefono.

Nello stesso anno, per ordine del Governo, vengono sciolte le sottosezioni S.U.C.A.I. e tutto il loro patrimonio passa ai G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti) e per conseguenza alle Federazioni Provinciali Fasciste. Tutti gli studenti alpinisti, pur rimanendo nei G.U.F., si devono associare individualmente alle Sezioni del CAI, nell’ambito delle quali saranno inseriti di diritto due rappresentanti del G.U.F. I sucaini catanesi, circa 400, con reggente il prof. Domenico Abbruzzese, detto ″Micio″, confluiscono nella Sezione.

Nell’aprile 1930, dopo quattro anni di silenzio, risorge, sotto forma di pubblicazione bimestrale ″il Bollettino″, diretto dal dott. Cesare Gasperini. Ne usciranno soltanto sei numeri, quasi tutti presenti nella Biblioteca Sezionale. Vi collaborano Gaetano Ponte, Micio Abbruzzese, Giovannino Sapienza, Salvatore Florio Cantone, Kurt Haeni, Alessandro La Via, Fabio Campanozzi, Giacomo Carboni ed altri. Gasperini lamenta che la Sede Centrale continua a lasciare la Sezione senza presidente. In sua assenza, essa è ora governata dall’Amministratore interinale rag. Salvatore Florio.

Finalmente, nel settembre 1930 il Presidente Generale del CAI, generale degli alpini Angelo Manaresi, dopo accurate indagini, incarica nuovamente il prof. Gaetano Ponte, che era già stato presidente nel 1928 e che si era poi dimesso. Il 23 dello stesso mese, mediante un dettagliatissimo verbale di consegna dei beni, avviene il passaggio delle consegne fra il segretario rag. Salvatore Florio, amministratore uscente, ed il prof. Gaetano Ponte.

Manaresi, che è anche Sottosegretario al Ministero della Guerra, viene contestualmente in visita a Catania, dove lo attendono, presso i locali della Sezione, il Prefetto Spadavecchia, il Federale fascista Panebianco, il Podestà Grimaldi, il Rettore Muscatello ed altre autorità cittadine.

Il peso del regime, già opprimente sulle Sezioni del CAI, agisce addirittura come una mannaia sulle altre associazioni legate alla montagna, e stabilisce che l’unica associazione alpinistica nazionale ufficialmente riconosciuta è il Club Alpino Italiano, che nel 1937 dovrà per giunta modificare il proprio nome in ″Centro Alpinistico Italiano″. In Sicilia ne fa le spese il C.A.S., Club Alpino Siciliano, con sede a Palermo, che nel dicembre 1930 viene sciolto d’autorità, dopo 38 anni di attività ed obbligato a confluire nel CAI.

Il presidente Ponte propone la nomina di un nuovo Consiglio Direttivo, che viene ratificato da Manaresi e che è così formato:

  • vicepresidente: avv. Raffaello Vadalà Terranova
  • segretario: dott. Domenico Abruzzese
  • amministratore: rag. Mario Maglia
  • consiglieri: rag. Gianni Becherucci, rag. Giusepe Bruno, avv. Rosario Castiglione, dott. Cesare Gasperini, sig. Filippo Perciabosco, sig. Umberto Sapienza

Nomi nuovi si affacciano in Consiglio: il giovane e aitante avvocato Raffaello Vadalà Terranova, il dinamico vulcanologo Domenico, ″Micio″, Abbruzzese, di Zafferana, l’abilissimo sciatore Gianni Becherucci, titolare di un negozio, oggi scomparso, famoso per decenni a Catania per abbinare la vendita di ottimi articoli sportivi con quelli attinenti il mondo della gomma. E ancora gli spericolati Filippo, detto ″Pippo″ Perciabosco, un uomo che dedicherà una vita al C.A.I., senza mai giungere alla presidenza e Umberto Sapienza, superstiti della tragica caduta in Valle del Bove nel 1925. Fra i soci della Sezione, si annovera da tempo un valoroso alpinista, tedesco di nascita, abitante a Catania in quanto console di Germania: Kurt Haeni. Questi festeggia la centesima ascensione al Cratere Centrale, durante la quale inaugura una via inusuale di discesa a valle, terminando l’escursione a Maletto.

Prosegue intanto l’attività escursionistica in Sezione: nel novembre 1930 Micio Abbruzzese e Giuseppe Bruno compiono in 5 giorni un trekking da Catania a Messina lungo il percorso Nicolosi – Casa Cantoniera – Rifugio Osservatorio – Cratere – Due Pizzi – Rifugio S.U.C.A.I. – Linguaglossa – Rocca Novara – Portella Tre Fontane – Monte Barramanco – Pizzo Polo – Monte Cardile -Montagna di Verrà – Cantoniera Postoleoni – Pizzo Croce – Monte Poverello – Piano Margi – Pizzo Mola – Pizzo Bottino – Puntale Bandiera – Monte Dinnamare – Messina.

Nel 1932 vengono effettuate nell’anno 16 gite con la partecipazione di 1020 escursionisti.

25 – Una grande presidenza

Il 3 maggio 1932, a seguito dell’ennesima rinuncia del prof. Ponte, il giovane Raffaello Vadalà Terranova, appena ventisettenne; diventa presidente. Sarà la più lunga presidenza della Sezione, 14 anni consecutivi più altri 2 dopo un breve intervallo e sarà, probabilmente, la più proficua. Attività escursionistica, alpinistica, culturale punteggeranno i suoi anni, ma soprattutto sarà l’epopea dei rifugi: il Rifugio Menza, il Rifugio Citelli, la Casa delle Guide, la Capanna Sciatori sorgeranno sotto la sua presidenza.

Acquisterà un terreno presso Torre del Filosofo e, caduto il Fascismo, riuscirà a farsi dare in concessione la Capanna Montagnola, per trasformarla nella prima versione del Rifugio Sapienza. Organizzerà il 56° congresso Nazionale del C.A.I. a Catania e verrà eletto Consigliere Centrale del C.A.I. dal 1946 al 1952, prestigioso incarico che sarebbe toccato in Sicilia soltanto ad altri due presidenti, il palermitano Nazareno Rovella (1952-1968 e 1970-1975) e Mario Maugeri (1976-1979).

26 – Lo sci sull’Etna

Sono passati appena otto anni dalla visita di Amedeo d’Aosta sull’Etna e l’attività sciistica, promossa da pochi pionieri, fra i quali i soci della S.U.C.A.I. , ha contagiato rapidamente decine di appassionati della montagna. Nell’inverno del 1930 viene inaugurato nella Pineta di Linguaglossa il Rifugio S.U.C.A.I. con una partecipazione di oltre 500 persone. Nella stessa giornata viene effettuata una gara di sci lungo il percorso Rifugio – Monte Nero – Monte Frumento – Rifugio. La vince Vincenzo Giammona (S.U.C.A.I.) , davanti a Fabio Campanozzi (S.U.C.A.I. ) e Giuseppe Vecchio da Linguaglossa.

Il 13 marzo 1932, lungo un circuito all’interno della Valle del Bove della lunghezza di 16 km., 60 concorrenti si contendono il 1° Campionato Siciliano di Sci. Il percorso si svolge dai piedi di Monte Zoccolaro, dov’è stabilito il traguardo, fin sopra i Monti Centenari passando alla base di Rocca Musarra e ritornando al traguardo attraverso il Piano di Monte Finocchio e del Trifoglietto. Vince Gianni Becherucci, del C.A.I. Catania, in 1h 31’30”. Il G.U.F. si aggiudica il Trofeo Menza a squadre, grazie al secondo, terzo e quarto posto di Riccardo Paladini, Francesco Fazio e Fabio Campanozzi.

Allo scopo di dotare gli sciatori di un ricovero, il 26 dicembre 1932 la Sezione ottiene l’uso per 10 anni da parte del sig. Pappalardo Angelo di Pedara di una capanna sita presso Casa del Vescovo, affinchè sia adibita a ″Capanna Sciatori″. I gestori della capanna saranno lo stesso Pappalardo Angelo e un tale Pappalardo Antonino. La Capanna, sistemata per come possibile; viene inaugurata i1 29 gennaio 1933.

L’anno seguente, il 5 marzo 1933 viene disputato in Valle del Bove il 2° Campionato Siciliano di Sci. Da allora in poi ogni stagione invernale vedrà gli sciatori etnei contendersi accanitamente sulle nevi etnee trofei messi in palio da Enti pubblici, nobili facoltosi e esercizi commerciali in cerca di pubblicità. Nel 1934 nasce lo Sci Club Etna, il primo del territorio etneo, come emanazione della Sezione e del G.U.F.