TERMINILLO

Il vicepresidente Quartiani sulla questione Terminillo: “Un progetto fallimentare in partenza”

 

“Siamo di fronte all’ennesimo caso, questa volta in Appennino, in cui in maniera persistente alcuni operatori privati pensano che investire in impianti sciistici possa portare turismo e posti di lavoro, ma non è affatto così”. Questo è il commento del vicepresidente del Cai Erminio Quartiani che esprime il proprio deciso dissenso –  a nome di tutto il Club Alpino italiano  – in merito all’iniziativa di ampliamento degli impianti sciistici sul monte Terminillo. Il Cai Leonessa ha infatti lanciato una petizione di raccolta firme sulla piattaforma Change.org per fermare il progetto  a cui, naturalmente, ha aderito il Cai centrale insieme a diverse associazioni ambientaliste (leggi l’articolo).

“Costruire impianti sciistici al di sotto dei 2 mila metri significa creare un progetto fallimentare in partenza, sia in termini economici, sia ambientali”, spiega Quartiani. “E soprattutto la questione  ambientale è decisiva, perché la distruzione di porzioni di boschi e la conseguente movimentazione del terreno mirano a distruggere le biodiversità faunistiche. Il mondo va in tutt’altra direzione e la preservazione dell’ambiente e delle biodiversità è un obiettivo che va sempre più condiviso con chi  frequenta la montagna e chi la abita.

Possibile e doveroso è trovare alternative alla monocultura dello sci e il Cai da tempo si sta muovendo in questa direzione. Per esempio attraverso il Sentiero Italia Cai, di cui si può beneficiarne tutto l’anno. Stiamo lavorando al Sentiero dei Parchi, un progetto con il Ministero dell’Ambiente e di cui il Sentiero Italia Cai sarà la spina dorsale, con una serie di bretelle che permetteranno di raggiungere altri sentieri. Per esempio dal Parco del Gargano sarà possibile raggiungere la via della Transumanza, attività, insieme all’Alpinismo, inserita tra i beni immateriali patrimonio dell’Umanità.

Possiamo, quindi,  creare sì un circuito virtuoso dal punto di vista economico e turistico, promuovendo una cultura della montagna e delle numerose attività che si possono praticare, nel rispetto dell’ambiente, di chi la frequenta e di ci vive.

Anche per il Terminillo potremmo lavorare verso un concetto di turismo dolce e trovare risorse necessarie che, invece di essere spese in maniera dissennata per nuovi impianti sciistici, possano convertirsi in crescita sostenibile, cultura, ricchezza.

Non è nostra intenzione discriminare lo sci, ma è stato dimostrato come è accaduto nell’arco alpino,  anche al di sopra dei 2 mila metri, che gli impianti sciistici richiedono ingenti investimenti economici di cui gli operatori privati non riescono a farsi carico totalmente.   Infatti a causa dello scarso innevamento si fa ricorso alla produzione di neve artificiale e questo implica un costo economico ma anche ambientale, così come per la riduzione dei periodi della stagione invernale a causa dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento della temperatura. Tutto ciò suggerisce di destinare in altra direzione le risorse pubbliche e private disponibili per lo sviluppo in montagna, con l’obiettivo di renderlo più sostenibile e meno aggressivo per la natura.

Gli esempi del Trentino dove la Provincia ha dovuto rilevare e gestire anche in perdita gli impianti di risalita, o della Valle d’Aosta, dove sempre più ingenti somme pubbliche della Regione sono destinate a mantenere in vita impianti ormai non più concorrenziali in molte vallate, dimostrano che non e’ più il tempo di nuove avventure senza sbocco utile nemmeno per i residenti in montagna.

In sintesi – conclude Quartiani – dobbiamo ripensare al futuro della montagna in modo alternativo. Abbiamo il dovere il farlo e le proposte del Cai sono numerose”.

Laura Polverari