I Presidenti dei Gruppi regionali Cai Lazio e Marche, Amedeo Parente e Bruno Olivieri hanno redatto un documento come presa di posizione relativa al progetto di costruzione di un rifugio nei Pantani di Accumoli

Pantani di Accumoli

La natura dei Pantani di Accumoli © Cai

I Presidenti dei Gruppi regionali Cai Lazio e Marche, Amedeo Parente e Bruno Olivieri hanno redatto un documento come presa di posizione relativa al progetto di costruzione del rifugio in possimità del SIC (sito di interesse comunitario) istituito nei Pantani di Accumoli.

Il documento dei Presidenti

Il progetto di potenziamento del comprensorio sciistico del Terminillo rappresenta sicuramente in negativo l’aspetto più evidente di quel filone di pensiero che vede nello sfruttamento intensivo della montagna la strada per la rinascita economica delle aree interne del Centro Italia.

L’annosa vicenda non è purtroppo l’unico esempio di quell’approccio disinvolto con l’ambiente contro il quale il CAI da sempre si batte, sia nelle sedi istituzionali che dal punto di vista culturale.

Oggi torniamo a parlare dei Pantani di Accumoli e dell’infelice progetto di costruzione di un rifugio in prossimità del SIC, istituito proprio per tutelare quella meraviglia naturalistica unica nel suo genere.

Ci troviamo di nuovo a dover ribadire la contrarietà del CAI per l’ennesimo detrattore ambientale, non frutto di un abuso nascosto, ma scientemente portato avanti dagli Enti locali interessati per territorio.

Il “Piano dei Pantani”, è una di quelle perle nascoste del nostro Appennino, dall’elevato valore naturalistico e paesaggistico, poco nota e per questo perfettamente conservata… almeno finora. L’area è impreziosita dalla presenza di laghetti di origine glaciale, adagiati in una piccola vallata circondata da pascoli e paesaggi panoramici.  La zona, ad una quota media di circa 1600 m, tra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, costituisce uno splendido esempio di biodiversità, ospitando habitat e specie di grande valore naturalistico; da qui il riconoscimento quale Sito di Interesse Comunitario (SIC) della rete Natura 2000.

Purtroppo il grande valore ambientale della zona, unica nel suo genere, non sembra essere compreso appieno dagli Enti Locali, che dovrebbero essere i primi custodi di tale ricchezza.

Pantani Accumoli

Panoramica dei Pantani di Accumoli © Cai

Già gli interventi di manutenzione sulla preesistente pista di accesso al Piano, realizzati dalla Regione Lazio, con l’allargamento della sede e la posa di pavimentazione in cemento nei tratti ripidi, sembrano dimostrare proprio una carenza di sensibilità ambientale, che appare ancora più incomprensibile, dato anche lo scenario che il visitatore dei Pantani si trova di fronte. Come non bastasse il danno arrecato – i lavori hanno compromesso sensibilmente il valore escursionistico del “Sentiero Italia CAI” che, nell’attraversare la zona, le riconosce un ulteriore valore nazionale – ora sui Pantani incombe la minaccia della realizzazione di un rifugio che, così come riportato nelle premesse agli atti amministrativi propedeutici alla sua costruzione, servirebbe ( così è scritto) “a sostenere la ripresa dell’economia locale in particolare mediante l’incentivazione del turismo attraverso lo sviluppo e la valorizzazione delle località di attrazione turistica al fine di consentire al turismo una appetibile fruizione delle bellezze naturalistiche della zona”.

Intanto l’iter amministrativo va avanti: sono state avviate le procedure per l’esproprio dei terreni dove il rifugio dovrà essere realizzato, mentre il Comune di Accumoli ha deliberato in ordine alla variante al piano regolatore. Ironia della sorte, il Sentiero Italia viene citato nella Delibera del Comune come un’attrattiva turistica che dovrebbe motivare la realizzazione di un’infrastruttura per la sistemazione degli escursionisti, una posizione che è quanto di più lontano possa auspicare il CAI, che del Sentiero Italia è stato il principale fautore e che mai avrebbe voluto una strumentalizzazione così cinica di un progetto che si pone agli antipodi con quanto le Amministrazioni locali stanno realizzando.

Questo è un altro esempio di come una giusta esigenza (il rilancio socioeconomico della zona) venga affrontata con soluzioni irrazionali.

Chi conosce i Pantani lo sa benissimo: una struttura ricettiva risulterebbe solo un’opera invasiva, distruttiva ed inutile, che deturperebbe irrimediabilmente un’area dal valore naturalistico inestimabile, area che, al contrario, sarebbe da tutelare e proporre come fattore di attrazione, per trascorrere una gratificante ed educante giornata all’aperto. La nuova struttura, inoltre, non garantirebbe posti di lavoro, essendo destinata a rimanere chiusa per gran parte dell’anno (da qui un impatto insignificante sull’economia della zona) e negli anni futuri diventerebbe solo un ennesimo rudere in alta montagna.

La strada ed il rifugio porteranno nell’area dei Pantani veicoli, turismo di massa nel mese di agosto, producendo rumore ed inquinamento, che danneggeranno irrimediabilmente gli ecosistemi tutelati dalla normativa europea ed allontaneranno la frequentazione e l’economia legati al turismo lento, un turismo che rifugge le aree deturpate. L’escursionista ricerca l’integrità dei luoghi, non la facile accessibilità e una accoglienza sregolata: del bar ristorante si può usufruire una volta raggiunto il centro abitato.

Proprio per affermare la contrarietà del CAI a questo progetto, moltissimi soci, provenienti da varie sezioni del Centro Italia, in molteplici occasioni si sono ritrovati in località Pantani.

Il Club Alpino ha fatto sentire in tutti i modi la sua voce con comunicati stampa, coinvolgendo giornalisti di settore, pubblicando articoli sui propri organi istituzionali. Ma evidentemente la voce del CAI e dei suoi oltre 300.000 soci non è stata sinora sufficiente ad arrestare il progetto. Ci ripromettiamo di allargare perciò il più possibile con solerzia e tempestività la sensibilizzazione  degli amanti della montagna, degli escursionisti e del mondo che interpreta e rappresenta gli interessi delle Terre alte, a cominciare dalle altre associazioni di protezione ambientale, per premere ancora di più sul decisore pubblico perché arresti i suoi propositi sui Pantani di Accumoli.

Un’immagine dei Pantani di Accumoli © Cai Lazio

In tutte le occasioni è stato ribadito l’intento del CAI di battersi per la salvaguardia ed il sostegno delle Terre Alte e come, fin dall’indomani del sisma dell’Agosto 2016 che ha sconvolto il Centro Italia, si è mobilitato per sostenere il ritorno sul meraviglioso Appennino, a cavallo di quattro regioni: un ritorno consapevole e sostenibile, distribuito lungo le stagioni, che rechi sostegno economico alle attività locali. Un ritorno affidato alla bellezza dell’ambiente montano, patrimonio comune che nessuna scossa ha potuto portare via.

Il CAI chiede, proprio per la tipologia dell’escursionista che si muove nell’area, che vengano riqualificate le strutture già esistenti (e ne esistono, in stato di abbandono, in prossimità dei Pantani) e realizzate strutture (punti informativi e/o ristoro) nei centri abitati.

Nel contempo, auspica la realizzazione e la tracciatura di sentieri e l’integrazione di questi con i grandi cammini presenti nel Centro Italia, in collaborazione con le Amministrazioni locali; insieme con la redazione e la diffusione di materiale cartografico e divulgativo, necessario a far conoscere l’area ed a consentirne la frequentazione anche a persone estranee ai luoghi.

Soluzioni alternative quindi ne esistono. Per questo il CAI si sta impegnando nel diffondere quella cultura di difesa e promozione della montanità e dell’ambiente appenninico, che vorrebbe le popolazioni montane e le Amministrazioni locali alla testa della tutela del loro patrimonio ambientale, che è anche di tutta la comunità nazionale. Opere come il rifugio sui Pantani non solo non portano benessere, ma costituiscono un impoverimento dell’unica ricchezza di quei monti: la bellezza e l’integrità di un ambiente  scevro da attività umane invasive. Un patrimonio che, una volta perduto, non può essere recuperato.

La dichiarazione del Vicepresidente generale del Club alpino italiano Erminio Quartiani

«I Gruppi regionali e le sezioni del Cai Lazio e Marche sono da tempo impegnati ad arrestare nei loro territori azioni e progetti predisposti dagli enti pubblici locali tesi a compromettere l’ambiente delle Terre Alte in svariati territori di alta montagna dell’Appennino siti in zone protette o nelle strette vicinanze. Penso al Terminillo, alla Piana di Castelluccio, al Monte Acuto, e non ultimi, ai Pantani di Accumoli.

Una strana e distorta concezione di sviluppo ancora troppo spesso obnubila gli intenti e la capacità di progettazione, che dovrebbero essere sensibili alle condizioni ambientali e alla tutela della biodiversità delle terre alte: si pensa che basta qualche tonnellata di cemento in più, o qualche impianto di risalita e pista da sci di discesa in più, o qualche grande centro di servizio commerciale in quota, per ridare vitalità a una economia montana in forte crisi.

Nel caso dei Pantani di Accumoli si scomoda persino il Sentiero Italia Cai per giustificare l’inutile costruzione di un nuovo Rifugio (raggiungibile con mezzi a motore)!

Il sentiero Italia Cai è per eccellenza un percorso che valorizza, lungo i tratti che tocca, quanto si muove in termini di sviluppo sostenibile, non certo nel senso asserito dal progetto promosso dagli enti locali interessati.

Come per altri casi, quello del necessario impegno per preservare l’integrità dei Pantani di Accumoli, che verrebbe invece compromessa dal prosieguo del progetto, vede il Cai a livello nazionale pronto ad accentuare ogni azione di sensibilizzazione possa risultare utile alla causa dell’arresto di ogni intento e intervento che vada nella direzione della compromissione di un’area di inestimabile valore naturalistico e paesaggistico».