Il Club alpino italiano richiama gli enti preposti a riprendere le redini della questione grandi carnivori con coraggio, pragmatismo e trasparenza. Non si lasci in mano a possibili azioni illegali e incontrollate il futuro della conservazione di questi animali in Italia, come traspare invece dagli ultimi avvenimenti

Orso foto Berton

Orso Bruno 

Non ci sono mai stati così tanti decessi di orso in Trentino come quest’anno, tanto da mettere a rischio il futuro dell’orso bruno sulle Alpi e tutti gli sforzi fatti fin qui per la sua conservazione. Gli orsi trovati morti o tolti dal territorio per motivi gestionali sono infatti sette (che salgono a nove se si considerano anche i due piccoli dell’anno, uno morto e uno recluso), di cui tre solo nelle ultime due settimane.
A seguito di questa anomala e preoccupante situazione e vista la mancanza di una trasparente comunicazione e di un’apparente assenza di reazioni da parte della Provincia Autonoma di Trento e, soprattutto, la mancanza di una ferma condanna di gesti che molto probabilmente si configurano come reati di bracconaggio, il Gruppo di lavoro sui Grandi Carnivori del Club alpino italiano ribadisce la necessità urgente di una forte presa di posizione da parte degli Enti preposti, affinché si ponga fine a questa inaccettabile situazione.
Si può certamente (anzi si deve) discutere, sempre in maniera laica e su basi scientifiche, di gestione di orsi e lupi, comprendendo le ragioni di chi lavora e abita nei territori montani, condividendo anche alcune necessità reali nel trovare un equilibrio condiviso degli assetti naturali con quelli umani e di sicurezza, ma non possiamo tacere, tollerare ed accettare il clima d’odio e di “caccia alla streghe” che si è creato e che probabilmente è alla base di quello che sembra essere un miope e illegale “regolamento di conti”.

Per questo motivo, il Cai ritiene fondamentale affidarsi a documenti tecnici approvati e condivisi, e che hanno una valenza giuridica come il “PACOBACE” per la gestione e la conservazione dell’orso bruno.
Ribadisce altresì, anche in questa sede, l’urgenza di avere uno strumento simile anche per il lupo, come il nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia (l’ultimo approvato è scaduto nel 2007 quando la situazione del lupo in Italia era molto differente), che purtroppo è in attesa di approvazione in conferenza Stato-Regioni da ormai troppo tempo. Questo passaggio è fondamentale per poter applicare con i giusti riferimenti tecnici, scientifici e normativi le azioni necessarie e coordinate per gestire in modo corretto il lupo, nell’ottica di una conservazione a lungo termine delle sue popolazioni.

È quindi necessario che le istituzioni tutte riprendano in mano le “redini” di un percorso certamente complesso, qual è la coesistenza con i grandi carnivori, ma che va affrontato con coraggio, pragmatismo, trasparenza e dialogo, e soprattutto con lealtà verso la natura e verso la società: non solo in Trentino ma anche in Italia.