Sono più di 150 i rifugi, i bivacchi, i punti di appoggio e i ricoveri presenti sulle montagne lombarde. Ogni rifugio ha una sua storia. Molti sono entrati nella leggenda dell’alpinismo. Alcuni sono vere e proprie opere di alta ingegneria: realizzati in luoghi difficili con materiali sofisticati. Altri sono semplici costruzioni, essenziali, povere. Alcuni possono ospitare centinaia di persone, altri pochissime. Alcuni sono custoditi, altri non hanno alcun gestore. Tutti sono una casa, un posto sicuro, un luogo protetto. Senza i rifugi andare in montagna sarebbe molto più faticoso, più rischioso, più impegnativo.
Il rifugio è anche l’esempio più chiaro di un modo di pensare del Club Alpino Italiano: la montagna come luogo aperto a tutti. La sua bellezza e il suo fascino devono essere accessibili sia all’esperto alpinista sia alla famiglia in cerca di serenità nella natura. Per questo è importante la presenza di un rifugio dove l’ambiente non offre riparo.

Un patrimonio veramente ingente, che rende, a livello aggregato, il CAI regionale una delle maggiori, se non la maggiore, impresa lombarda in campo alberghiero.
Storicamente,  ogni Sezione ha gestito i suoi rifugi in una quasi totale autonomia operativa, se si eccettua il rispetto di un tariffario definito a livello centrale. Questa gestione fortemente decentrata ha consentito  di far fronte in modo soddisfacente alla domanda di servizi di ristoro e pernottamento richiesti da soci e non soci. La rapida evoluzione della realtà sta tuttavia mettendo in crisi questo modello di gestione.  Tradizionalmente, infatti, il rifugio è stato innanzitutto la base per  effettuare ascensioni ed escursioni. Accanto a questa funzione storica, che comunque permane,  il rifugio è oggi sempre più destinazione finale dei frequentatori, che si aspettano un trattamento qualitativamente paragonabile a quello di una struttura di fondo valle.  Inoltre gli  organismi di controllo chiedono il rispetto di normative sempre più stringenti in tema di sicurezza, protezione ambientale, alimentazione etc. Siamo quindi di fronte a un quadro di riferimento nel quale gestire un rifugio, direttamente o tramite un gestore, è attività che richiede ingenti disponibilità finanziarie e conoscenze tecniche che vanno al di là del tradizionale apporto di volontari privi di un background professionale.

In una situazione in così rapida evoluzione,  sempre più complessa,  la Commissione regionale deve  rispondere in modo rapido e con competenza alle richieste delle Sezioni che vedono i rifugi di loro proprietà trasformarsi da fiori all’occhiello in un pesante fardello finanziario e gestionale.

​La Commissione fornisce quindi alle Sezioni Servizi e informazioni, che vanno, a titolo puramente indicativo, dall’ analisi delle possibili forme contrattuali per regolare i rapporti tra Sezioni e gestori, a suggerimenti per rispondere alle richieste della normativa per la prevenzione degli incendi, alla messa a disposizione delle Sezioni di fondi per la manutenzione delle strutture, alla creazione di strumenti di rapida e facile comunicazione con i dirigenti delle sezioni proprietarie, e infine, ma certo non la meno importante, alla gestione, accanto al CDR, dei rapporti con l’amministrazione regionale.

Infine, è sempre più importante non solo l’adesione piena alle normative ambientali ma anche la promozione attiva, tramite soluzioni concrete,  del ruolo dei rifugi  quali esempi e modelli di riferimento per le nuove modalità di frequentare la montagna nel rispetto dell’ambiente. E’ un lavoro ancora in fase iniziale  e che ha bisogno oltre che delle indicazioni delle Sezioni proprietarie, anche del continuo e proficuo scambio di informazioni con i gestori e i frequentatori dei rifugi.