Monte Scavo Etna

Monte Scavo Etna

 

Enorme patrimonio edilizio nelle aree protette quasi del tutto inutilizzato o vandalizzato

Abbiamo iniziato a verificare la situazione della fruizione delle aree protette partendo dal censimento delle strutture ricettive di proprietà pubblica esistenti nei Parchi siciliani. La gran parte appartengono al Dipartimento azienda foreste demaniali e agli stessi Enti Parco. I numeri purtroppo non inducono all’ottimismo. Gran parte degli edifici realizzati all’interno dei nostri spazi naturali sono destinati esclusivamente a “utilizzi di servizio” e restano stabilmente chiusi. Nel migliore dei casi vi sono dei bivacchi (in genere privi di servizi igienici e di qualunque tipo di attrezzatura interna) che il Dipartimento azienda foreste demaniali mantiene aperti in alcuni aree, soprattutto sull’Etna. Non esiste inoltre nessuna procedura chiaramente pubblicizzata per poter ottenere l’utilizzo dei “rifugi forestali” che alcuni anni fa sembravano essere stati destinati alla fruizione da parte dei montanari: col tempo si è perso anche il riferimento sul sito dell’Azienda foreste e ogni ufficio provinciale si comporta in maniera differente. Insomma la sensazione è che neppure il semplice e spartano pernottamento nelle vaste aree montane siciliane sia ormai possibile, neanche quando si tratta di percorrere itinerari di lunga percorrenza (a piedi o in bicicletta, vedi Sentiero Italia) che configurano una forma di turismo a basso impatto e rispettoso dell’ambiente. Ma vediamo i dati nel dettaglio.

Il Parco Nazionale di Pantelleria, con una superficie di 6.500 Ha, presenta una sola struttura chiusa con all’esterno una piccola area picnic. Essendo un’isola e avendo molti punti di interesse dislocati in diverse aree, risulta idonea la presenza di una sola struttura, in quanto i turisti non necessitano di pernottare.

Nel Parco dell’Alcantara, con una superficie limitata a 6.500 Ha, non sono presenti rifugi o bivacchi.

Nel Parco delle Madonie, 40.000 Ha, vi sono 22 strutture di cui soltanto 3 aperte al pubblico e altre 10 potenzialmente fruibili su richiesta in base agli intendimenti manifestati da Azienda foreste. In più quasi tutte le strutture ricettive di tipo alberghiero che negli scorsi decenni erano state costruite nei pressi delle strade asfaltate (Piano Zucchi, Piano Battaglia, Pomieri) sono state tutte abbandonate e in qualche caso vandalizzate, ad eccezione del Rifugio Marini a Piano Battaglia di proprietà della Sezione Cai di Palermo. Sottolineando così una condizione di desolante abbandono delle terre alte.

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Struttura alberghiera abbandonata alte Madonie

Nel Parco dei Nebrodi, con una superficie di 86.000 Ha, abbiamo rilevato 31 strutture di cui 8 aperte al pubblico, poca cosa rispetto a superficie così vasta, con diversi sentieri e punti di interesse. Anche gran parte degli immobili a scopo ricettivo realizzati negli anni scorsi dall’Ente Parco dei Nebrodi (Casello Muto, Caserma Mafauda etc) sono chiusi o vandalizzati; nè esistono ancora i punti tappa destinati ai frequentatori del Sentiero Italia-Dorsale dei Nebrodi.

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Case Paternò Castello – Etna- chiuse

Nel Parco dell’Etna, 59.000 Ha, vi sono 78 strutture, di queste 32 sono aperte al pubblico. Un numero sicuramente migliore rispetto agli altri Parchi. Si tratta però in massima parte di bivacchi forestali, concentrati su alcuni versanti, rendendo difficoltosa una programmazione escursionistica a lunga percorrenza, poiché manca la continuità e spesso anche la possibilità di un rifornimento di acqua potabile.  I bivacchi in alta quota dislocati lungo il sentiero più visitato (l’altomontana) sono tutti  aperti e in buono stato, questo rappresenta certamente una nota positiva. Non esiste però un solo rifugio gestito secondo i normali criteri delle strutture di montagna (per intenderci con possibilità di trovare un gestore che offra camere riscaldate, servizi igienici e pasti caldi) su ben due versanti del Parco, quello occidentale e quello settentrionale. Il Dipartimento Azienda foreste dichiara che vi sono sull’Etna 26 strutture attualmente chiuse per le quali è previsto che verranno date in gestione, con modalità ancora però da definire.  Anche in questo caso tutte le strutture ricettive realizzate dall’Ente Parco in oltre 35 anni di vita sono tutte chiuse o vandalizzate (Casa Pietracannone, Grande Albergo Etna, Villa Manganelli, Case Bevacqua etc) solo per la Casa della Capinera, in territorio di Trecastagni, è prevista la riapertura in tempi brevi. (Elaborazione a cura di Carmelo Bucolo)