OLTRE 300 ISCRITTI IN UNA CITTADINA DI PIANURA

( di Tonino Paletta)

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Vi racconto come e perché e nata la nostra Sezione. E cercherò di privilegiare il perché.

Come altre iniziative, anche la nascita, o meglio la gestazione della Sezione è iniziata fra i tavolini di un bar dove si incontravano alcuni degli allora pochissimi praticanti della montagna.
Era la primavera del ’70 quando Gianni Bot, il compianto Peppino Perotti e il sottoscritto fecero decollare un’iniziativa assai modesta. Cercavamo cinquanta adesioni per costituire una Sottosezione da aggregare alla Sezione di Bergamo.

Con sorpresa in pochi giorni superammo le cento adesioni necessarie per la fondazione di una Sezione autonoma. Interpellai il dott. Moretti che aderì con entusiasmo a fare parte dei primi cento soci fondatori.

Ricordo le date ‘storiche’: il 23 maggio 1970 il Consiglio Centrale del CAI delibera la costituzione ufficiale della nostra Sezione, il Consiglio dei promotori, indice, il 5 giugno, la prima assemblea sociale per la nomina del Consiglio direttivo dei Revisori dei conti e del Presidente, il 24 ottobre 1970 è inaugurata ufficialmente la Sezione alla Rocca.
La gioia per la fondazione del CAI è offuscata dall’incomprensione con il GER, il gruppo autonomo di appassionati della montagna dei quali ignoravamo l’intenzione di costituirsi in sottosezione di Bergamo.
Da subito abbiamo rivolto l’attenzione alla montagna che appartiene a tutti, alla ricerca dei nostri rapporti migliori con essa.

Scrive Walter Bonatti: ‘…fino a quando l’uomo conserverà la sua dimensione umana, la capacita di sognare e fantasticare, l’alpinismo non avrà fine. La fine dell’alpinismo, se mai dovesse avvenire, non sarà dovuta all’esaurimento delle cime da scalare, ma alla totale mancanza di idee, di fantasia…’. Direi che Bonatti ha centrato perché della nostra Sezione.

Fare vivere e prosperare, in una cittadina di pianura, una Sezione con oltre trecento iscritti a senza dubbio un’operazione di alta fantasia. Diamone il giusto merito ai dirigenti che si sono succeduti in questi venti anni, le loro opere sono meritevoli di plauso.

Il primo corso di roccia, il primo corso di sci, le prime uscite di scialpinismo, promozionale con gli alunni delle scuole elementari, le vie ferrate, le semplici escursioni per sentieri hanno aperto la strada alla creazione di un patrimonio storico, culturale e umano che ora dà risultati concreti.

Abbiamo in Sezione alcuni ottimi alpinisti e scalatori, esperti sci-alpinisti e sciatori, ma soprattutto, molti appassionati di montagna, specialmente fra le giovani leve. Tutto questo e molto importante perché la montagna fa subito selezione. Chi continua è persona dotata di amore particolare. La montagna a un elisir che ringiovanisce, che ci fa assaporare entusiasmi e tanta felicità.

In montagna tutto è essenziale, semplice, accogliente; un terreno di avventura da affrontare con raziocinio. In montagna è pericoloso andare senza conoscere, ed a impossibile conoscere senza esserci andati molte volte con qualcuno che ci guidi, che ci insegni. I soci sanno come si arrampica, come si scia, come ci si orienta, come si formano le valanghe, quali sono le cause di un possibile maltempo, quali i pericoli.

In montagna ci vuole un po’ di coraggio, di abilità, tanta volontà, spirito di sacrificio per ottenere in cambio ciò che può sembrare poco, ma che per gli alpinisti e tutto: una vetta conquistata, il superamento° di un ghiacciaio, una pericolosa discesa con gli sci in un canalone, la conquista degli stupendi panorami che offrono le cime, il silenzio e, soprat¬tutto, quella pace interiore che la montagna ci regala. Andare in montagna aiuta a conoscerla, ma soprattutto aiuta a conoscerci.

Infine la Sezione a impegnata per la salvaguardia dell’ambiente e per la concreta lotta contro il dissesto ecologico. Solo cosi consegneremo, a chi verrà dopo di noi, integri i valori più alti e più veri della montagna.

 

da  CAI ROMANO, VENT’ANNI DI AMORE ALLA MONTAGNA – dicembre 1990