di Vincenzo Torti*

Care Delegate e Cari Delegati, Socie e Soci tutti carissimi, quando tre anni fa, in esito ad un dibattito elettorale intenso, che aveva messo a confronto visioni diverse del ruolo e del tipo di impronta che si intendeva dare al Sodalizio, mi avete eletto Presidente Generale, mi ero ripromesso, oltre che di dare attuazione ai progetti pur sinteticamente esposti nella presentazione all’Assemblea, di concentrare attenzione ed energie nel triennio di mandato, considerando quello, e non altro, il tempo a mia disposizione per realizzare quanto progettato. Il tutto, naturalmente, fermo il rispetto dell’impegno preso un attimo dopo la proclamazione, vale a dire quello di essere il Presidente di tutto il CAI e di tutti i Soci.

Quando leggerete questa Relazione morale, i tre anni di mandato saranno terminati e, a questo proposito, già dalla scorsa estate avevo iniziato a fare autonome, e il più possibile oneste, considerazioni sul cammino percorso, verificando il progettato e il realizzato, così da presentarmi a Voi per la finale valutazione e per il passaggio delle consegne.

L’essere stato il più anziano Presidente eletto ed il ridotto scarto di preferenze di Saint Vincent, ove non fossero bastati il perdurare del mio lavoro e le legittime rivendicazioni in ambito familiare, indicavano questa come la scelta da perseguire.
In tal modo, del resto, sarei stato coerente con il fermo convincimento che, a qualunque livello, il meccanismo statutario che vincola a non più di due mandati triennali, non debba essere inteso come automatica conferma dopo un primo triennio, bensì come sollecitazione costante a promuovere e costruire nuove disponibilità, ferma la libertà di operare scelte di cambiamento laddove se ne ravvisi l’opportunità.

A questo proposito rinvio allo straordinario scritto di Flaminio Benetti: “Il peso della tessera”, che ci ha lasciato come prezioso testamento morale e che invito tutti a leggere, dall’iniziale “se non senti il peso della tua tessera del CAI in tasca, nello zaino o nel borsello, probabilmente sei iscritto da poco e pensi ancora di aver acquistato qualcosa di simile ad uno skipass o a un abbonamento ferroviario; qualcosa, insomma, che ti dà diritto a usufruire di alcuni servizi molto interessanti…”, all’invito ad un graduale, crescente impegno, immaginando un’attività a favore dell’Associazione, in ambiti sempre più rilevanti, sino alle più alte cariche, ricordando che “la tua tessera non esclude nessuna di queste possibilità e tu te ne devi fare carico”.

Ma è al finale con cui Flaminio chiude il suo messaggio che intendo richiamarmi in questo particolare momento: “se occuperai qualcuna di queste posizioni ricordati che tu non sarai lì a rappresentare, o peggio, a difendere una qualsiasi parte, ma a garantire l’unità dell’Associazione, nella sua molteplicità di forme e di azioni, mettendo le tue capacità personali al suo servizio, che vuol dire al servizio di ciascuno dei Soci della tua e delle tante Sezioni del Club Alpino Italiano”.

Ecco perché, quando ho colto apprezzamento da parte delle Assemblee autunnali e degli Organi collegiali di vertice per il lavoro svolto, grazie all’impegno ed alla collaborazione di molti, con l’invito a proseguirlo, ho avvertito che quel richiamo al porsi al servizio, altro non fosse se non una sollecitazione per un’ulteriore disponibilità. Ed allora che, quella che avrebbe dovuto essere solo una relazione di fine mandato, acquista, invece, la valenza di proiezione verso un ulteriore tratto di percorso, considerando quanto fatto come una prima parte di obiettivi raggiunti e guardando al nuovo mandato con rinnovata progettualità e volontà di perseguire, tutti insieme, nuovi traguardi associativi.

Primo fra tutti quello di posizionare il Club Alpino Italiano all’interno della società civile non solo per quanto oggettivamente ha fatto nel corso della sua storia e che, con silenziosa umiltà, continua a fare, ma anche facendogli ottenere una corrispondente visibilità, non quale forma di pubblicità, ma per rendere giusto merito a tutti quei Soci, e sono migliaia, che, ciascuno nel ruolo in cui meglio ritiene di esprimere capacità e personalità, rendono vive e vitali tutte le nostre attività.

Un giusto merito che, quest’anno, ancor più che in precedenza, vorrei riconoscere ad Erminio Quartiani, Antonio Montani, Lorella Franceschini ed Enzo Cori, per il molto condiviso quotidianamente, nonchè a tutti i componenti del Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo, coordinato da Luca Frezzini, del Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti presieduto da Umberto Andretta, delle Commissioni e Strutture operative e degli Organi Territoriali, che hanno reso possibile la realizzazione di importanti obiettivi, frutto di collegialità costruttive, condividendo riflessioni e progettualità: ad ogni singolo componente di questi Organi, desidero esprimere la più sincera gratitudine, a nome mio e dell’intero Sodalizio.

Altrettanto va riconosciuto al Personale della Sede Centrale e al Direttore Andreina Maggiore che, a fronte del crescente moltiplicarsi delle iniziative e pur patendo gli effetti di alcune dimissioni, hanno sopperito con volontà ed entusiasmo, mantenendo il livello di efficienza ed efficacia al di sopra di obiettive attese.

Un entusiasmo, mi piace ricordarlo, che deriva anche dal crescente apprezzamento da parte delle Sezioni e dall’approccio corretto e costruttivo che si è consolidato, unitamente alla percezione che in Sede Centrale non vi è una lettura “burocratizzata” delle criticità che vengono segnalate, ma la volontà di collaborare perché, nel rispetto delle regole, tali criticità possano essere affrontate e superate.

Un pensiero riconoscente va anche ai miei preziosi Past President che hanno mantenuto intatta la passione di un tempo, arricchendo, con la loro presenza ed il valore della loro esperienza, molti passaggi consiliari e decisioni assunte; lo stesso devo dire per quanti, Soci ma anche Consulenti, hanno curato settori chiave della nostra attività, consentendo di raggiungere risultati significativi, che si sono tradotti in valenze e positività per i singoli Soci e le Sezioni o in qualità dei servizi o ritorno di immagine oppure, il che non guasta, in consistenti risparmi economici. E non è un caso, ed è stato molto apprezzato, che il Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo abbia orientato le proprie scelte per le onorificenze di Socio Onorario e di Medaglia d’Oro guardando all’interno del Sodalizio, a riprova del fatto che una Associazione deve saper individuare il valore di chi opera “da dentro”, manifestando gratitudine.

Ancora, ricordo con profonda stima l’operato del nostro CNSAS, i cui soccorritori esprimono una professionalità di volontariato universalmente riconosciuta e che, in misura crescente, manifestano il senso positivo dell’appartenenza ad un Sodalizio che, a tutti i livelli e traendo esempio anche da loro, valorizza ogni singolo iscritto con la correttezza dell’operato e la coerenza ai valori statutari.

Desidero ricordare anche l’AGAI, la nostra Sezione Nazionale che raccoglie gran parte delle Guide Alpine e degli Accompagnatori di media montagna, chiamata a momenti di profonda riflessione in funzione di scelte che possano determinare una maggiore e più diffusa attestazione delle professionalità che in essa sono ricomprese, così da qualificarsi per la serietà della formazione e la competenza dei propri iscritti, di contro a qualsivoglia deriva di approssimazione o superficialità, che non possono trovare ingresso nella dinamica dell’accompagnamento in montagna. Quanto al nostro CAAI, rinnovo agli Accademici l’invito a rendersi preziosi e a tradurre in partecipazione concreta la loro esperienza e conoscenza, così come avviene nel contesto dell’Osservatorio sulla libertà del rischio in montagna, affinché “Accademico” continui ad essere espressione di vitalità e valenza culturale, senza assumere i toni della nostalgia.

UN TRAGUARDO CHE IMPEGNA

Il 2018 è stato un anno segnato dal raggiungimento del traguardo storico di 322.022 Soci.
Ora, se compito del Presidente Generale è quello di predisporre annualmente una relazione morale “sullo stato del Club Alpino Italiano” si deve constatare, sia pure senza trionfalismi, che la capacità attrattiva della nostra Associazione non è mai stata così diffusa e, quindi, la valutazione non può che essere più che soddisfacente.
Ma, come ho già avuto modo di sottolineare, se questo è un traguardo che premia, è anche un dato che impegna: quando si raggiungono risultati di questo livello, occorre la consapevolezza delle difficoltà per poterli mantenere nel tempo, individuando quali siano gli strumenti idonei a tal fine, senza per questo indulgere alle sollecitazioni modaiole o declassare il CAI, da Associazione a forte connotazione ideale e culturale, a mera società di servizi. Lasciarsi coinvolgere da idee nuove, senza per questo abbandonare il buono ancora presente nelle vecchie, equivale ad aprirsi alle molteplici declinazioni che consente la nostra passione per la montagna, mai separata, però, dall’attenzione per le persone che vi abitano o che la frequentano: è il nostro modo di interpretare il monito “agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona sia nella persona di ogni altro, sempre come scopo, mai come semplice mezzo” (Immanuel Kant). Mi riferisco ad esperienze coinvolgenti come il Sentiero Italia CAI, la Montagnaterapia e il FamilyCAI, solo per citarne alcune, che confermano come il molto fatto nel corso della nostra storia non abbia minimamente esaurito le nostre potenzialità associative ed, anzi, le abbia sensibilmente accresciute.

Si tratta di raccogliere l’invito al coraggio di Francesco d’Assisi, quel suo “cominciare con il fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”, per essere protagonisti positivi del nostro tempo.
Il nostro numero ci posiziona ancor più tra le grandi Associazioni di livello nazionale, quelle che possono avere ruolo e voce in capitolo nella società civile, al di là di quello che possa essere il rilievo riconosciuto dalle istituzioni; quelle il cui esempio coerente può davvero promuovere la consapevolezza richiesta per accedere alla montagna ed il rispetto effettivo per un ambiente nel quale l’unica vera libertà sia quella di non lasciare traccia del nostro passaggio.

E per ciascun Socio valga il piacere di contribuire, con il personale pagamento della quota di iscrizione, all’apparente paradosso del volontariato, quello di versare un contributo per potersi, poi, impegnare come soccorritore, titolato, dirigente o anche solo collaboratore nelle attività sezionali o, comunque ed in ogni caso, per rendersi partecipe di una realtà culturale capace di non scegliere mai la strada più battuta:

“Divergevano due strade in un bosco e io… Io presi la meno battuta. E da questa scelta tutta la differenza è venuta” (Robert Lee Frost – La strada non presa)

LA CENTRALITÀ DEL SOCIO E DELLE SEZIONI

Se è vero che il Club Alpino Italiano “è costituito dai soci riuniti libera
mente in un numero indeterminato di sezioni” – come recita l’art. 4 dello Statuto – appare evidente la ragione per cui qualunque azione promossa da chi ha responsabilità di vertice debba, prioritariamente, prestare attenzione ai Soci e alle Sezioni.
Il che non significa o, meglio, non significa solo individuare “vantaggi”, che pure è corretto ricercare ed offrire, ma anche valorizzaretessera e appartenenza in modo coerente con le finalità istituzionali.

Dare visibilità all’operato dei nostri volontari, ad esempio, cui non compete altra remunerazione se non quella già presente in ciascuno per il solo fatto di avere operato a favore di qualcosa in cui si crede, è un modo per aggiungere un “grazie” che non guasta mai, a qualunque livello di operatività.

Non è un caso, quindi, che si sia insistito nell’accompagnare l’espressione Sentiero Italia dall’aggiunta identitaria “CAI”, proprio per evidenziare a chiunque che se quel Sentiero, cui dedicherò altra parte della relazione, esiste concretamente, verificato e segnalato, coordinato in modo da non subire soluzioni di continuità, è solo ed esclusivamente perché centinaia di Soci, di ambito escursionistico, sentieristico cartografico, TAM e scientifico, si sono impegnati per tradurlo in realtà effettiva.
E quel “CAI” rappresenta il modo tangibile per dire grazie a ciascuno di loro.
Durante l’anno ho ritenuto di proseguire nel contatto diretto con tutta la base sociale attraverso gli editoriali, con i quali ho cercato di toccare i temi, di volta in volta, più attuali, in modo che fosse offerta a ciascun Socio la possibilità di formarsi un’idea puntuale e, soprattutto, priva di filtri, rispetto al punto di vista di chi, quotidianamente, è chiamato a trasformare in scelte e decisioni operative gli indirizzi statutari e assembleari in primis.

Passando a concreti riscontri circa le affermate centralità, ricordo che, pur a fronte di molteplici iniziative alle quali si è inteso dare adeguato supporto, il costo associativo del 2019 è stato mantenuto inalterato, per il quinto anno di fila, evitandosi persino quell’aggiornamento ISTAT che pure sarebbe automaticamente previsto dalle nostre normative. Ricorderete che all’Assemblea di Trieste fu chiesto di avallare l’ipotesi di restituire alle Sezioni, in ragione di un euro a Socio, la metà dei risparmi
assicurativi ottenuti con la nuova contrattazione del triennio 2018-2020 e ciò ha determinato una corrispondente sopravvenienza attiva a tutte le Sezioni già nel 2018, con versamenti che sono stati completati, una volta acquisiti i dati definitivi di riferi mento, nel corso del primo quadrimestre del 2019.

Già dal gennaio di quest’anno, poi, l’aumento delle risorse per le “Sezioni” è stato reso direttamente operativo. Oltre alla confermata gratuità del servizio GeoResQ, realizzato dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, nostra Sezione Nazionale, è allo studio una convenzione con AON, per l’accesso a one NET network sanitario rete convenzionata per l’ottimizzazione dei tempi di attesa per ricovero, accertamenti, visite specialistiche, fisioterapia, cure odontoiatriche, centri ottici e a tariffe agevolate presso oltre 10.900 strutture, distribuite su tutto il territorio nazionale.
La particolarità sarebbe data dal fatto che con l’adesione di un solo Socio, si garantirebbe il servizio a tutto il nucleo familiare, ricomprendendovi anche il coniuge o la persona convivente, i figli a carico e anche non, e i genitori.

Anche le modifiche apportate al Tariffario Rifugi, alla dichiarata finalità di recuperare sconti effettivi a favore dei Soci, con particolare attenzione al trattamento per i giovani, a dispetto delle iniziali diffidenze di alcuni, hanno dato risultati soddisfacenti per tutti i soggetti coinvolti che, anche per questo e per individuare soluzioni sempre più condivise, mantengono l’operatività di quel tavolo permanente di confronto che, solo qualche anno fa, pareva di quasi impossibile istituzione.
Ricordo che il Socio può accedere, con il pagamento di tariffe assolutamente contenute e non altrimenti reperibili, alle coperture assicurative per infortuni e responsabilità civile in attività personale, ma devo ricordare che, per quanto siano aumentati nel corso dell’anno i Soci che hanno attivato tali coperture, siamo ben lontani dall’avere colto appieno il senso ed il valore che una tale scelta previdente può assumere nella vita di ciascuno di noi e delle nostre famiglie.

Ho avuto modo, infatti, di ricordare in più occasioni (anche con un editoriale) che la nostra passione per l’alpinismo ci espone sempre a margini di rischio che talvolta, sia pure con percentuali statisticamente molto contenute, si trasformano in incidenti con conseguenze, che possono risultare anche gravi.

Ancora di recente, e nonostante la consapevolezza della elevata pericolosità di alcune spedizioni, ci siamo trovati nella impossibilità di alleviare il dramma di alcune famiglie, solo perché quelle attività personali, pur onerose, non erano state accompagnate dall’attivazione della relativa polizza che, oggi, avrebbe consentito almeno di fornire un sollievo economico.

Per quanto riguarda le Sezioni, oltre al già riferito aumento della quota di riferimento, verrà proposto alla prossima Assemblea di Milano un arrotondamento delle quote attuali, da destinare interamente al territorio, implementando ulteriormente, e a favore delle sole Sezioni (€ 14,50), il divario rispetto alla Sede Centrale (€ 11,00). Il Fondo di mutualità per le situazioni emergenziali ha consentito di intervenire con tempestività a favore delle Sezioni che si sono trovate in condizioni di difficoltà impreviste e ne hanno fatta richiesta, ma l’ulteriore rilevante novità è data dalla convenzione, che si era ipotizzata e che è stata formalizzata, con Banca Prossima, con recente approvazione del connesso regolamento.

Si tratta della concreta possibilità per le Sezioni di accedere a finanziamenti agevolati, sussistendone le condizioni e le finalità istituzionali, come acquisto di sede o investimenti su rifugi, ottenendo mutui sino alla concorrenza per ciascuna di € 250.000,00, senza necessità di prestare garanzie ulteriori rispetto a quella già costituita dalla Sede Centrale presso l’Istituto di Credito.

In un’ottica che guarda sia ai Soci, che alle Sezioni sono state rinnovate le agevolazioni con contributi a favore di quanti vogliano acquisire titoli o frequentare corsi per dirigenti; la novità è l’estensione, sia pure con previsioni differenziate in base all’età, a tutti i Soci indistintamente e non solo ai giovani e questo per favorire la preparazione a tutti i livelli. Ancora: come anticipato all’Assemblea di Trieste, si è realizzato il progetto di rendere disponibili alle Sezioni e, ovviamente, anche ai Soci, tutte le normative del Sodalizio, oltre ai regolamenti disciplinare e di impugnazione degli atti, corredati dai relativi formulari a cura di Angelo Schena. Oltre ai tre volumetti cartacei, i contenuti sono stati resi disponibili in formato elettronico e scaricabili su smartphone anche a mezzo di QR CODE.

Inoltre, come potrete rilevare dall’ordine del giorno dell’Assemblea dei Delegati di Milano e come ho evidenziato in un editoriale dedicato, sarà riservato, all’interno dei tempi assembleari e in aggiunta ai temi istituzionali, uno spazio “La parola ai Delegati” per consentire a ciascuno di essi di comunicare progettualità, suggerimenti od osservazioni che possano costituire temi di confronto e di valutazione.
L’auspicio è che questa occasione possa tradursi, per la positività e valenza degli interventi, in una previsione stabile, a conferma della rilevanza, mai sufficientemente sottolineata, del ruolo che i Delegati sezionali assumono per il nostro Sodalizio.
Da ultimo, ma non per importanza, segnalo che è allo studio, in fase avanzata, la predisposizione di soluzioni operative che possano agevolare la Sede Centrale nella resa di servizi e consulenze a Soci e Sezioni, eventualmente decentrando attività connotate da commercialità in senso esteso, così da consentire maggiori funzionalità e sgravare, nel contempo, la struttura che, in quest’ultimo periodo di sensibile estensione delle attività istituzionali, si è trovata a dover fronteggiare impegni spesso sovrastanti.

IL SENTIERO ITALIA CAI: UNA SCELTA IDENTITARIA

La nostra storia ha sempre avuto tra i protagonisti i sentieri, da quelli che avvicinano alle montagne a quelli che le solcano e, ancora, a quelli che concatenano borghi e natura ripercorrendo la storia, come nel caso della nostra Matildica del Volto Santo. Certo è che, se vi sono sentieri praticabili, segnalati e, quindi, fruibili da tutti, ciò è dovuto all’impegno costante dei Soci che vi si dedicano con umiltà e competenza.

Ma in quella stessa storia fa capolino, dopo essere stato immaginato da un ristretto numero di giornalisti-camminatori, riuniti nell’Associazione omonima, quel Sentiero Italia che, grazie alla determinazione di numerosi Soci guidati da Teresio Valsesia, si tradusse nell’avventura del CamminaItalia del 1995, che ne individuò e percorse il relativo tracciato, quello stesso che fu interamente ripercorso, per la prima volta, nel 1997 da Emilio Pizzocolo.

Dopo di che, tutto sembrò passare in un irrecuperabile dimenticatoio. Almeno fino a quando, anche su sollecitazione dei protagonisti di allora, non ci è sembrato giunto il momento non solo di recuperarne l’iniziale visione o la dimensione di avventura pioneristica, ma di dare vita ad una realtà stabile e strutturata che fosse, al contempo, identitaria di un Paese, e da qui Sentiero “Italia”, e di una Associazione, il Club Alpino Italiano, che, attraverso l’opera dei suoi volontari, ne consentisse la concreta realizzazione proiettandola nel futuro come un bene prezioso.

Ha preso vita, così, il Sentiero Italia CAI, che attraversa oggi tutte le nostre Regioni unendole in un grande abbraccio e offrendosi alla percorrenza di appassionati provenienti da ogni parte del mondo, alla scoperta non di una sola, ma delle molteplici dimensioni ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali che ciascuna di esse è in grado di offrire.

Un Sentiero Italia CAI capace di attrarre i giovani e le scuole, per recuperare il contatto reale con il libro aperto della natura, cogliendone i messaggi e favorendo le opportunità relazionali e, con esse, il senso della solidarietà, viaggiando nel pieno rispetto di montagne e ambiente, quale occasione di incontro con se stessi e con quanti hanno parimenti a cuore il territorio.

Come è facile intuire, si tratta di un impegno “titanico” – come lo ha definito Alessandro Geri all’Assemblea di Trieste quando ha presentato il progetto – ma che, come si è potuto verificare in occasione delle varie manifestazioni di presentazione e di percorrenza di singole tappe con la staffetta “CamminaItalia 2019”, nel corso delle quali stiamo cercando di assicurare la presenza di componenti della Presidenza, si è trasformato in una realtà effettiva e coinvolgente. Questo, almeno, a giudicare dagli entusiasmi suscitati e dall’interesse generale e territoriale riscosso, in particolare nei territori meno conosciuti, che possono offrirsi, così, in tutta la loro ricchezza di natura e umanità.
Devo sottolineare la collaborazione con il Gruppo Gedi-National Geographic, che ha inteso condividere la valenza del progetto, presentandolo nella Collana dedicata, dal titolo “Le montagne incantate”, la cui sottesa volontà è di portare a conoscenza diffusa l’esistenza di un itinerario che, su base escursionistica e senza soluzione di continuità, consenta di attraversare il nostro intero Paese: i nove volumi preziosi, con il consueto affascinante corredo fotografico ne saranno la prima autorevole testimonianza.

Come è intuibile, il Sentiero Italia CAI costituirà una realtà in costante divenire della cui affermazione ci sentiamo certi, soprattutto per quanto può rappresentare, con la sua percorrenza non necessariamente su creste, ma nella media montagna: un’occasione di sviluppo sostenibile delle attività turistiche, mano a mano che la frequentazione si farà più intensa, così da favorire la permanenza in montagna di giovani impegnati nelle attività di supporto al Cammino.

Si tratta, quindi, di un ulteriore modo del nostro Sodalizio di prendersi cura dell’Italia, delle sue culture e delle sue bellezze, così come dei suoi abitanti. Il risultato raggiunto in così poco tempo impone un sincero ringraziamento alle centinaia di Soci che, coordinati dal Vice Presidente generale Antonio Montani, Alessandro Geri, Armando Lanoce con la CCE e Alfredo Gattai con la SOSEC, oltre che dai Presidenti Regionali e dagli OTTO di riferimento, hanno collaborato nell’attività di rilevazione, verifica, segnatura e documentazione dei percorsi. A ciascuno voglio ribadire l’importanza di quanto fatto e di quanto si continuerà a fare per mantenere in vita questo patrimonio straordinario che è destinato alle generazioni a venire, ricordando le parole della nostra cara Renata Viviani: “Nel volontariato non c’è una vita più preziosa di un’altra, ogni ora messa a disposizione ha valore importantissimo e ognuno di noi mette il suo mattone per la realizzazione collettiva del progetto associativo”.

E questo ci rende certi della possibilità di realizzare concretamente il “sogno” di Antonello Menne che, dopo l’esperienza di due cammini storici, auspica: “Che le persone riprendano a camminare per riscoprire l’essenza della propria esistenza, il limite del proprio corpo e la gioia del contatto con la terra ruvida. Per ridare senso al proprio tempo dentro lo spazio di un cammino che diventa fonte di vita. Tanta vita”.

LA VIA CLUB ALPINO ITALIANO AI ROCHERS

Dopo il lodevole intervento di restauro della Capanna Quintino Sella, di proprietà della Sezione di Torino, posta a 3370 m lungo la storica via originale italiana di salita al Monte Bianco, si è appalesato come indispensabile realizzare una variante al tracciato originale di accesso al rifugio, divenuto sempre più pericoloso a causa delle mutate condizioni causa l’arretramento dei ghiacciai. Questo consentirà di proseguire sulla Via Italiana dei Rochers alla vetta del Monte Bianco.

È stato, così, individuato, con l’ausilio delle Guide Alpine Mario Ravello e Gianni Predan, e da Alp Progetti di Antonio Ingegnieri, un nuovo itinerario alpinistico, da attrezzare in alcuni tratti, con funi in tecnopolimero Dynemalp, sviluppate con il contributo del nostro Centro Studi Materiali e Tecniche, ed il Consigliere della Sezione di Torino Luigi Costa, e che rappresenteranno una novità assoluta, per le caratteristiche di leggerezza e tenuta.

I lavori, coordinati dall’infaticabile Osvaldo Marengo, verranno iniziati nel corso del 2019 e saranno finanziati dalla Sede Centrale, a riprova della mai esaurita proiezione alpinistica del Sodalizio e della determinazione, nel momento in cui l’accesso dalla parte francese alla vetta del Monte Bianco viene regolamentato nei numeri, di ridare vita ad un itinerario storico che, una volta risistemato, consentirà di raggiungere dall’Italia la cima più alta delle Alpi. E, proprio per sottolineare il ruolo avuto in quest’opera, il nuovo itinerario si chiamerà Via Club Alpino Italiano ai Rochers.

Colgo qui l’occasione per ringraziare vivamente la Sezione di Torino, il Club 4000 e la Regione autonoma Valle d’Aosta per la progettualità condivisa ed il contributo rispetto a questo importante traguardo a favore dell’alpinismo.

CULTURA ED EDITORIA

Nel corso dell’anno abbiamo cercato di consolidare il ruolo culturale del CAI, già vivificato, come ricorderete dalla ripresa di pubblicazioni editoriali nostre, accanto a collaborazioni con Salani, Ponte alle Grazie e Franco Angeli.

Iniziativa coronata da più di un successo, nel senso che, all’apprezzamento presso il pubblico, si è associato il ritorno economico che fa da volano a nuove progettualità, per una presenza sempre più marcata ed incisiva, grazie alle maggiori risorse.
Il piano editoriale individuato dal COE (Centro Operativo Editoriale) presieduto da Enrico Pelucchi, con la consulenza di Anna Girardi, ha visto, così, nuove uscite, sia nelle tradizionali edizioni autonome, che nelle coedizioni esterne.

La collana Personaggi si è arricchita con “I due fili della mia esistenza” di Massimo Mila, mentre il volume “Gasherbrum IV – La Montagna lucente” curato da Alessandro Giorgetta, ha reso disponibili degli inediti fotografici di Fosco Maraini, a suo tempo donati alla Presidenza Generale del CAI e che, ora, sono divenuti patrimonio diffuso.
Si è trattato, in entrambi i casi, di ridare presenza e vitalità allo spessore storico ed intellettuale di due personaggi che hanno lasciato un’impronta umana e sociale, per come hanno saputo cogliere la montagna vissuta, attribuendole una valenza non circoscritta all’impresa.

Il successo costante dei nostri manuali, poi, si è confermato con le nuove edizioni di “Scialpinismo” e “Tecnica di discesa”, oltre che con la ristampa di “Montagna da vivere, Montagna da conoscere”, che dovrebbe essere implementato a breve con l’inserimento di capitoli relativi ad ambiti operativi ora non presenti, come il cicloescursionismo ed il torrentismo. Ottimi risultati hanno conseguito la “Montagna vivente” di Nan Shepherd, approccio poetico alla wilderness dei Cairngorm in Scozia, la ristampa di “Freney 1961” di Marco Albino Ferrari e il fortunatissimo “Il pastore di stambecchi” di Louis Oreiller e Irene Borgna, autobiografia di un guardiaparco in un mondo ormai perduto, definito da Paolo Cognetti “il miglior libro di montagna dell’ultimo anno”.

Desidero sottolineare soprattutto l’interesse suscitato dalla collana Salani di libri per ragazzi con: “Cento Passi per volare” di Giuseppe Festa, storia di un ragazzino ipovedente che affina una più profonda percezione dell’ambiente, reso anche in audiolibro in collaborazione con l’Associazione Libro Parlato Lions, e le “Maschere di Pocacosa” di Claudio Morandini, avvincente metafora contro il bullismo. Di stringente attualità, poi, è la “Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia” di Alex Cittadella, in coedizione Franco Angeli, a conferma dell’attenzione del CAI verso tematiche di interesse universale e criticità non ulteriormente differibili. Ma, se queste pubblicazioni hanno riscosso un notevole successo, senza nulla togliere, ovviamente, alla qualità dei contenuti, il merito va anche alla sensibilità e all’impegno di Anna Girardi, che ha organizzato ben 52 eventi sul territorio, partecipando a festival e fiere librarie, tra cui Montagna Libri nell’ambito del Trento Film Festival e Libro Aperto a Firenze. La CCTAM, per parte sua, ha dato alle stampe il volume su “La flora endemica minacciata delle montagne italiane” per promuovere, previa una rigorosa classificazione per famiglie, l’attenzione verso la flora di montagna, con particolare riguardo alle non poche specie a rischio di estinzione, mettendoci in condizione di poterle individuare attraverso le chiare illustrazioni a corredo.

È stata confermata ed ampliata la collaborazione con Solferino-Corriere della Sera che vedrà la pubblicazione nel corso del 2019 di ben cinque guide, relative a: Rifugi, Montagne a pedali, Sentieri per la libertà, Passeggiate sulle Alpi e Sentieri della Grande Guerra.

Da ultimo: l’Agenda 2020 sarà dedicata alla Cinematografia di montagna nei manifesti, in collaborazione con la Commissione centrale competente e con il Museo della Montagna.
Appare, quindi, evidente la ferma volontà di promuovere ulteriormente la nostra presenza nel mondo dell’editoria, sia in forma autonoma, che in collaborazione, e nuove collane sono allo studio, con una particolare attenzione al recupero ed alla diffusione di preziosi classici conservati nella nostra Biblioteca Nazionale a Torino con “Antiqua CAI” e alla trattazione sistematica e approfondita di temi giuridici come le normative sui sentieri (a cura di Gian Paolo Boscariol), quelle sui rifugi ed i relativi aspetti contrattuali, le assicurazioni e la responsabilità in montagna.

LA COMUNICAZIONE E LE GIORNATE DEDICATE

Fortemente volute dal Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo, si sono tenute a Bologna le Giornate Nazionali della Comunicazione CAI, quale occasione di verifica delle modalità con cui le informazioni circolano all’interno del Sodalizio e possibile individuazione di concrete soluzioni per assicurare un effettivo scambio di contenuti. “Comunico, dunque sono” è stata l’efficace espressione con cui si è voluto sottolineare quale sia l’importanza non solo di fare circolare notizie o immagini, quanto di coglierne i contenuti, specialmente quando la corretta comprensione degli stessi condiziona il buon funzionamento di una Associazione e la trasmissione dei riferimenti culturali e dei valori che vi sono sottesi.

Ma dobbiamo fare i conti con questa epoca di Surmodernità, quella che Marc Augè individua come caratterizzata da tre eccessi: quello di informazione “che riguarda gli eventi e ci procura legittimamente la sensazione di un’accelerazione della storia”; quello della sovrabbondanza di immagini con “il restringimento dello spazio: nel mio piccolo schermo, ogni giorno, vedo tutti gli sport del giorno”; ed, infine, quello della individualizzazione con “indebolimento delle cosmologie collettive”.

Ebbene, comunicare significa affrontare “l’individualismo passivo debito al consumo di notizie, immagini e oggetti, promosso dalla mondializzazione di internet” (M. Augè – Vincere la solitudine dell’uomo digitale) e vincere quella che, altrimenti, sarebbe “una solitudine vertiginosa all’interno di una crisi profondamente relazionale e, quindi, sociale”. Ma per comunicare effettivamente occorrono: chiarezza ed essenzialità espositiva, l’attenzione del destinatario ed il corretto utilizzo del contenuto, evitandone travisamenti o distorsioni e dai lavori del Convegno è emersa l’universale esigenza di vedere utilizzati, a tutti i livelli, linguaggi semplici ed accessibili, evitando se non limitandone all’indispensabile, le derive di “burocratichese”, cui, però, deve corrispondere una adeguata disponibilità ed attenzione nella lettura da parte dei destinatari.

Mi preme sottolineare, a questo proposito, proprio per la notevole rilevanza che acquista, specialmente in occasione di episodi tragici, la scarsa attenzione che viene talvolta riservata a comunicazioni di grande importanza, trasmesse dal Centro, come nel caso di quella relativa alla possibilità di sottoscrivere a costi estremamente accessibili, le polizze infortuni e responsabilità civile in attività personale, senza limiti territoriali o di difficoltà.

Incredibilmente, lo stesso può dirsi anche per agevolazioni, come quelle previste per i corsi per titolati e dirigenti o nel caso della possibilità di accedere a finanziamenti della Sede Centrale in casi di emergenzialità e, da poco, da parte di Banca Prossima con le garanzie già prestate da parte del CAI Centrale.

Non c’è dubbio, quindi, che la verifica vada fatta nei due sensi e cioè accertando se le modalità di comunicazione delle notizie siano adeguate e potenzialmente efficaci, o se, di contro, siano le Sezioni a non prestare la dovuta attenzione, con la connessa divulgazione, alle possibilità offerte. Si tratta, come emerso al termine delle Giornate di Bologna, di un tema di grande rilevanza che richiederà il costante impegno di tutti, a cominciare dalla Sede Centrale, con l’obiettivo ambizioso di rendere sempre più essenziale ed efficace ogni messaggio, cui, però, dovrà imprescindibilmente corrispondere un serio impegno di attenzione da parte del territorio.

Sempre nell’ottica della comunicazione, ma anche della visibilità, mi piace ricordare come il nostro invito al Presidente Mauro Leveghi del Trento Film Festival a riservare una particolare attenzione verso i temi del cammino lento e dell’alpinismo, con momenti di riflessione seria e approfondita sul futuro che vogliamo costruire per la montagna rispetto ai rischi ambientali connessi ai cambiamenti climatici, sia stato pienamente accolto e la relativa programmazione ne sia la evidente riprova.

IL CAI DELLA SOLIDARIETÀ

La realtà di ogni giorno offre costanti occasioni in cui mostrare nei fatti, e non solo nelle parole, una concreta solidarietà. Ed è quanto abbiamo inteso cogliere, dapprima, e dimostrare, poi, rispetto ai terremoti succedutisi nell’Italia Centrale tra il 2016 e 2017, impegnandoci nella realizzazione della Casa della Montagna in Amatrice, grazie alle risorse raccolte da noi e da ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) che ha voluto condividere questo straordinario progetto.

Superata la non breve fase della burocrazia, grazie alla determinazione inesauribile di Fabio Desideri, affiancato da Marco Salvetta e Franco Tanzi, siamo riusciti, primi in assoluto per quanto attiene il centro storico distrutto, ad ottenere l’approvazione del progetto di variante urbanistica al piano regolatore comunale ed il conseguente permesso per dare avvio ai lavori.

Così, l’11.12.2018, nella giornata dedicata alle montagne, unitamente al Presidente di ANPAS, Dott. Fabrizio Pregliasco, ho posato la prima pietra là dove prima sorgeva la Scuola Capranica, andata completamente distrutta dal sisma e da allora, senza soluzione di continuità, grazie anche ad una stagione favorevole, sono proseguiti intensamente i lavori.

Con tutta probabilità, già nel corso dell’Assemblea dei Delegati di Milano potremo prendere visione dello stato di avanzamento di questa Casa che è già nel cuore di tutti noi e che, richiamando i profili delle montagne circostanti, ha ormai preso forma compiuta. Mentre seguivamo l’iter per realizzare la Casa della Montagna, abbiamo sentita forte l’esigenza di dare un ulteriore segnale di effettiva vicinanza a tutti i territori delle quattro Regioni colpite dal sisma ed è nata così l’iniziativa “Ripartire dai sentieri”, rivolta a tutte le Sezioni e ai Soci.

In tempi ristrettissimi CCE e SOSEC, coordinate dal Vice Presidente generale Montani, sono riuscite ad individuare e proporre un elenco di itinerari, in zone raggiungibili senza particolari difficoltà, percorribili in sicurezza e non gravate da divieti di accesso e zone rosse. E se questo ha necessariamente limitato la scelta degli itinerari, escludendo le aree particolarmente penalizzate, non ha minimamente condizionato l’entusiasmo di tutti coloro che, provenienti da ogni parte d’Italia e grazie al coordinamento logistico curato, oltre che da Lanoce e Piccioli, anche da Albrizio, Monti, Perinetti, Federici, Laganà e Sonia Stipa, hanno risposto all’invito, lasciando e ricevendo ricordi e emozioni dei quali hanno dato testimonianza su Montagne360.

Un “Ripartire dai Sentieri” insieme, che mantiene ferma la sua validità come progetto per rivitalizzare con una presenza affettuosa i territori colpiti e che, pertanto, verrà proseguito.

Purtroppo, nel bel mezzo dell’autunno 2018, la tempesta Vaia ha travolto, in poche ore, foreste secolari delle Montagne di nord-est e, con esse, oltre 2000 km di sentieri del Trentino, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia.

La sottoscrizione “Aiutiamo le Montagne di nord-est”, avviata immediatamente, ha visto la consueta generosità dei nostri Soci, ai quali si è aggiunta quella di alcune Sezioni, che ringrazio vivamente, che hanno inteso destinare al fondo il rimborso speciale dei risparmi assicurativi o una sua parte. Menzione a parte merita Save the Duck che ha contribu
ito con oltre € 10.000 con notevole sensibilità. La somma raccolta di € 165.011,66 complessivi, è stata affidata alla gestione congiunta dei gruppi regionali e provinciale interessati dal disastro, che hanno concordemente ritenuto di ripartirli in base ad una puntuale verifica dei chilometri di sentieri danneggiati, pari a 150 in Lombardia, 1000 in Trentino, 853 in Veneto e 190 in Friuli Venezia Giulia.

Le somme raccolte verranno così impiegate per assicurare le attrezzature necessarie agli interventi e, ove possibile, anche il connesso supporto logistico ai volontari, senza i quali, è il caso di ribadirlo, i nostri sentieri rischierebbero di restare a lungo inagibili, penalizzando non solo la frequentazione di quelle splendide montagne, ma anche l’accesso a rifugi. Valga per noi quanto scriveva Enrica al suo papà in apertura di “Giuro che non avrò più fame” di Aldo Cazzullo: “Tanto ci sarà da lavorare in Italia, ma non ci sgomenta. Siamo giovani, l’entusiasmo non ci manca. Lavoreremo e ricostruiremo la nostra vita e non ci sarà gioia più grande”.

IL CAI E LA SCUOLA

Il Gruppo di Lavoro CAI/Scuola, quanto mai propositivo e vitale, non si è limitato a realizzare e programmare corsi destinati alla formazione dei docenti, tutti coronati dal successo di una domanda sempre superiore all’offerta, nonostante il numero dei corsi stessi sia stato aumentato, ma ha allargato la propria visione con il Progetto Scuola.
Quanto ai corsi: sono stati realizzati a Falcade “Dolomiti Patrimonio mondiale Unesco”, mentre sono ormai imminenti a Cavallino Treporti (VE) “Le lagune alto adriatiche, tra le alpi ed il mare, tra il passato e il presente”; nelle Marche, a San Vittore di Genga – Frasassi (AN) “Le grotte della gola di Frasassi – Un viaggio nel cuore della montagna”; mentre, per l’anno scolastico 2019/2020, ne sono previsti a Iglesias (sud Sardegna) “Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna” e a Castellamare di Stabia (NA) “Dal Vesuvio alla Penisola Sorrentina. Natura, popolazione, impatto ambientale e sviluppo sostenibile”.

Ai corsi per docenti si affianca, ora, il Progetto Scuola che prevede: “Scoprire la Montagna (un museo e un parco)”; un concorso nazionale sul tema del “bullismo” e “Il Sentiero Italia CAI per la scuola”. Nel primo caso, con la collaborazione della Sezione di Torino, con il Museo della Montagna, e del Parco Nazionale del Gran Paradiso, si valorizzeranno la conoscenza della nostra struttura museale al Monte dei Cappuccini nonché quella del PNGP, con la produzione di quaderni di viaggio da parte degli studenti.
Il concorso nazionale sul tema del bullismo è, invece, quanto mai attuale e si propone di accentuare l’attenzione sulla criticità di questo fenomeno che, sia nei comportamenti fisici che tramite il cyberbullismo, interessa oltre il 50% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni ed è stato correttamente inquadrato come “un grande recipiente con ampio spettro di comportamenti che condizionano negativamente i pensieri, i sentimenti e le relazioni sociali di chi lo subisce”. Il concorso, rivolto a tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo grado e del biennio di quelle di secondo grado, mira a promuovere la risposta soprattutto di quanti subiscono il bullismo, sia come sollecitazione aperta di aiuto, sia per gli approfondimenti che consentano interventi mirati alle ragioni sottese a tale piaga. Ultimo, ma non certo per importanza, il progetto di avvicinare le Scuole al Sentiero Italia CAI, utilizzando l’escursionismo come strumento di educazione civica e di crescita.

Il contatto naturale con un itinerario che unisce non solo idealmente, ma concretamente, passo dopo passo, il nostro intero Paese, consente di avvicinare i giovani alla montagna in modo dinamico, ponendoli a contatto con elementari norme di comportamento, rispetto sia all’ambiente, sia ai luoghi abitati e alle persone, sia, ancora, alle biodiversità, senza tralasciare quelle relative alla solidarietà e alla convivenza.

Particolarmente significativa è risultata, inoltre, l’attività di collaborazione con il progetto “Alternanza Scuola Lavoro” che ha visto molte Sezioni sensibili e aperte all’accoglienza di studenti, coinvolgendoli nel contesto di attività culturali, sociali, didattiche, a supporto di mappatura, segnatura e manutenzione sentieri, di censimento
ed illustrazione dei percorsi, talora nei parchi e nelle aree protette. Si tratta di uno dei punti dell’intesa siglata con il MIUR, fortemente voluti dal Comitato paritetico che vede tra i componenti la Vice Presidente generale Franceschini, Francesco Carrer, Luisa Ruberl e Gian Paolo Boscariol.

Correttamente è stato evidenziato da Lorella Franceschini che l’offerta formativa delle nostre Sezioni sia tale da proporsi a tutte le tipologie di scuole e la presenza capillare sul territorio riesca a dare soluzioni anche nelle aree in cui le occasioni di attività sono particolarmente ridotte; le entusiastiche partecipazioni di ragazzi, docenti e dirigenti scolastici, hanno, invece, confermato le previsioni di Francesco Carrer sulla valenza del nostro ruolo formativo, mettendo i giovani a contatto con i valori del volontariato e dell’educazione non solo ambientale.

Non a caso l’Alternanza Scuola Lavoro è stata oggetto di specifico finanziamento disposto dal CDC a sostegno delle Sezioni che vi si dedicano, in proporzione al numero di studenti coinvolti.

In tutto questo traspare la precisa volontà del CAI, a tutti i livelli, di essere protagonista propositivo e sul campo di una realtà, come quella scolastica, che ha quanto mai bisogno di referenti capaci di coinvolgere studenti e docenti in quella controcultura di cui siamo consapevoli portatori, per costruire generazioni attente al contesto civile, con la promozione di valori come il volontariato e la solidarietà, in un contesto ambientale e naturale, a supporto di una conoscenza della storia che si incontra lungo i sentieri e a diretto confronto con i cambiamenti climatici.

MONTAGNATERAPIA

“Montagna di tutti” e “Montagna che cura”: perché nel quadro più generale della libertà di frequentazione del territorio montano, è ormai patrimonio acquisito all’interno del CAI, che la montagna, lungi dal rappresentare un ambiente esclusivo, è e deve essere altamente inclusiva, se è vero che la sua frequentazione, come del resto già comprovato dagli studi e dalle ricerche mediche risalenti alla seconda metà dell’ ‘800, arreca benefici “al cuore, alla mente, al corpo”.

Ho avuto modo, più volte, di sottolineare come la diffusione crescente, spesso spontanea e non sempre conosciuta, dei progetti di sostegno alle attività che coinvolgono persone affette da patologie o da disabilità o che vivono situazioni di disagio e devianza, sia l’evidente riprova dell’animo profondamente solidale del nostro Sodalizio.

Nel momento in cui è sempre più evidente la positività – purché prestando le debite attenzioni ad eventuali controindicazioni, come non si stanca mai di ricordare Luigi Festi con la Commissione Centrale Medica – della frequentazione della montagna come strumento terapeutico e riabilitativo, traspare in tutta la sua rilevanza il ruolo dei nostri Soci che, da volontari, si rendono disponibili a fare da supporto organizzativo, logistico e di accompagnamento ad attività che, è bene ricordarlo, devono sempre essere realizzate d’intesa con le competenti strutture sociosanitarie e dalle stesse direttamente curate.
Questa realtà in costante crescita sollecitava, da tempo, una attenzione sotto il profilo delle coperture assicurative, esigenza che si è scontrata a lungo con la generale indisponibilità di tutte le Compagnie di assicurazione ad accettare di coprire il rischio di infortunio per i soggetti interessati dalla Montagnaterapia.

Del resto, la polizza infortuni già in essere a favore di tutti i Soci nelle attività istituzionali – compresa nel bollino – come pure quella a richiesta nelle attività personali, escludeva dalla copertura soggettiva proprio le situazioni tipicamente riscontrabili in quanti rientrano tra i destinatari delle attività di Montagnaterapia.
Ed è per questo che devo, una volta di più, ringraziare a nome di tutti l’amico Giancarlo Spagna che, dopo essere riuscito, in prima battuta, a superare lo scoglio della copertura per i diabetici, ha ottenuto – meglio sarebbe dire “strappato” – da Allianz la tanto attesa assicurazione sugli infortuni anche per i soggetti affetti da particolari patologie o devianze. La stesura delle clausole più delicate ha visto la partecipazione anche del Direttore e di Annalisa Lattuada e, finalmente, la polizza infortuni della Montagnaterapia è divenuta realtà.

A sottolineare l’apprezzamento e l’attenzione rivolta a questo straordinario ambito di attività in un’ottica scientifica e solidaristica, il CDC ha ritenuto di far assumere alla Sede Centrale parte dei costi assicurativi dei soggetti interessati che siano anche Soci, a favore dei quali, quindi, il costo risulta dimezzato.

Il che renderà oltremodo opportuno favorire l’iscrizione dei partecipanti, così da garantire, oltre al risparmio, anche la copertura per il Soccorso Alpino che, altrimenti, richiederebbe una attivazione aggiuntiva.

FAMILYCAI

Quando ho saputo che durante una manifestazione di FamilyCAI i bambini hanno costruito dei piccoli salvadanai per raccogliere il loro contributo alle “Montagne del nord-est” colpite dal maltempo, mi sono reso conto dello straordinario valore di questa nostra nuova dimensione operativa. Un po’ come è accaduto a suo tempo per Montagnaterapia, anche questo progetto, che è nato presso alcune Sezioni, come Lecco, Macherio e Vedano al Lambro, Parma, Mariano Comense, Milano, nelle quali si è ormai consolidato, va estendendosi con gradualità, ma con la coinvolgente vis actractiva propria delle idee che esprimono nei fatti l’essenza dei valori ai quali il nostro CAI si ispira.

Questo sguardo rivolto ai più piccoli e ai genitori più giovani, coinvolgendoli in progetti su misura per le famiglie, scegliendo con particolare attenzione gli itinerari, i luoghi e le iniziative con cui interessare bambine e bambini, costituisce un altro straordinario modo del nostro “prenderci cura” che, nel caso del FamilyCAI, è dedicato al nostro patrimonio più prezioso, se è vero che già nei primi anni di vita le esperienze lasciano impronte in grado di segnare donne e uomini di domani.

Quando Alberto Meschiari si chiedeva: “Quali giovani lasceremo in eredità alle montagne?”, poneva già l’accento sulla grande responsabilità che un’Associazione come la nostra ha, non solo rispetto alla tutela e alla conservazione dell’ambiente montano, ma anche e soprattutto, verso coloro che ne saranno gli abitanti ed i frequentatori di domani ed il FamilyCAI rappresenta, al riguardo, una risposta positiva e concreta.

Ho personalmente condiviso, in occasione del raduno del Monte Barro, i momenti delle salite differenziate in base all’età, raggiungendo la meta accanto ai più piccoli, qualcuno perfino nel marsupio, ed è stato molto gratificante per chi, come me, deve avere la piena consapevolezza che questo è il momento, che questa è l’occasione che è data di contribuire alla realizzazione di iniziative che rendano speciale il nostro CAI, per come sa guardare non solo al presente, ma anche ad un futuro del quale siamo debitori verso chi ci seguirà.

Il prossimo appuntamento del FamilyCAI sarà sull’Appennino Parmense, nel Parco Regionale dello Stirone, domenica 22 settembre 2019 e siete tutti invitati già da oggi!

SCELTE DIFFICILI, MA COERENTI

Il 2018 ha visto la delibera dell’Assemblea dei Delegati di Trieste che, dopo i tentativi finalizzati ad evitare la soluzione più radicale, purtroppo risultati vani, ha autorizzato il Comitato Direttivo Centrale a dare corso alla vendita della proprietà al Passo Pordoi.

Come era stato prospettato in sede assembleare, prima di dar corso alla procedura di vendita, si è atteso l’esito delle verifiche da parte dei rappresentanti del territorio più prossimo circa possibilità alternative, ma che, in ogni caso, sgravassero il Sodalizio da costi non più giustificati e, ancor più, dal negativo ritorno di immagine connesso alle condizioni precarie in cui le strutture versano.

Nonostante l’impegno di molti, non è emersa alcuna soluzione che soddisfacesse le predette condizioni e, pertanto, si è promossa, prima di dare corso alla vendita, una sollecitazione di manifestazioni di interesse il cui esito è stato, però, oggettivamente deludente, con una sola offerta e ad un corrispettivo pari a metà del valore di bilancio degli immobili. Si è reso, quindi, inevitabile, procedere alla vendita, ponendo quale base d’asta il valore teoricamente stimato del complesso immobiliare: onestà intellettuale vuole che, rapportando tale valore (E 2.000.000,00) all’esito delle manifestazioni di interesse, non ci si facciano illusioni sull’esito dei primi esperimenti, i cui tempi di svolgimento, comunque, si proietteranno nell’arco di tutto il 2019.

Il bilancio finale è, quindi, rinviato al prosieguo.

Altra scelta non facile, ma che ha trovato immediato seguito, è stata quella relativa al recesso dall’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche).
Le ragioni sono state ampiamente illustrate e altrettanto ampiamente condivise per cui, nel giugno del 2018, è stata trasmessa la comunicazione all’UIAA e, per conoscenza, a tutte le Associazioni Alpinistiche iscritte, con le motivazioni sottese a tale decisione.
Conseguentemente, dal 01.01.2019 il CAI non fa più parte dell’UIAA, anche se ci siamo confermati aperti e disponibili a consentire a nostri volontari e, ancor più, a strutture di rilevanza internazionale come il nostro Centro Studi Materiali e Tecniche, di prestare forme di collaborazione nel contesto di progetti predisposti dall’UIAA e attraverso forme di convenzione che assicurino, almeno e per serietà, il rimborso dei costi.

Ciò per evitare che la ragione principale per cui abbiamo ritenuto di uscirne, venga aggirata dall’UIAA, che non ha progettualità proprie per incapacità o assenza di volontà della dirigenza, e che non fornisce risorse alle attività, preferendo destinarle a tenere in vita la “prestigiosa” struttura di Berna con il personale dedicato, beneficiando di attività il cui costo finirebbe con il ricadere, ancora, sul CAI.

In entrambi i casi non si è trattato di scelte facili, ma ciò è quanto accade, normalmente, lungo un’ascensione, quando cambia il tempo o quando le difficoltà si appalesano superiori al previsto: occorre il coraggio di decidere e, se necessario, di cambiare rotta.

UNA PRESENZA PROPOSITIVA E APERTA ALLE COLLABORAZIONI

Per quanto segnalerò in questa nota, va, prima di tutto, un grazie al Vice Presidente generale Erminio Quartiani sempre propositivo e determinato.

Come sapete, il CAI partecipa ufficialmente dal 2018 all’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e, a tale riguardo, ha nominato i propri rappresentanti all’interno dei gruppi di lavoro più direttamente collegati alle nostre attività istituzionali.
Il rapporto ASviS 2018, dal titolo “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, che analizza il percorso del nostro Paese nell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi, sottolinea la straordinaria crescita di sensibilità intervenuta nella società italiana rispetto al tema dello sviluppo sostenibile.
Il messaggio che ne esce è, ad un tempo, di preoccupazione e di speranza: preoccupazione, per i ritardi accumulati dalla politica nell’affrontare i problemi in modo integrato, soprattutto discostandosi da quel preminente parametro rappresentato dal PIL ed utilizzando i ben più rilevanti indici del BES (Benessere equo e solidale) che guardano a soddisfazione e qualità della vita; speranza, perché molti soggetti dell’economia e della società stanno ridisegnando i propri modelli di businnes, di produzione, di consumo e di comportamento, con benefici che mostrano già una propria evidenza.

Si pensi al trattamento differenziato dei rifiuti, alla priorità che viene data al riciclo e, in ambito CAI, alla campagna per la riduzione del consumo della plastica, promossa e sostenuta dalla TAM col progetto “Evviva la borraccia”, con l’obiettivo di ridurre, fino ad eliminarle, le bottigliette di plastica dai nostri zaini.

Sicuramente le esperienze che matureranno in ambito ASviS consentiranno di mantenere costantemente aggiornato il nostro Bidecalogo, che resta la fonte di ispirazione delle nostre politiche ambientali e delle norme di comportamento.

In chiave di collaborazione e trasversalità desidero sottolineare i rappor
ti che TAM e Comitato Scientifico hanno intrattenuto con il Consorzio Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, che ha sviluppato una notevole ricerca sui temi della “montanità” e della territorialità delle montagne italiane, ripresi con l’apporto di Giampiero Lupatelli al Convegno organizzato da CAI, LUMSA e ANIMI (la più antica Associazione meridionalista tra i cui fondatori vi fu il nostro Socio Giustino Fortunato), tenutosi il 12.12.2018 presso l’università capitolina. Nell’occasione, anche Feder
bim e Uncem hanno ribadito la volontà di dare vita ad una solida alleanza a favore della montagna, con l’impegno specifico del CAI per una ricerca sulla “montanità”, volta a dare valore scientifico ad una classificazione dei territori montani, in vista di una doverosa solidarietà alle loro popolazioni, stante il servizio generale reso dalle Terre alte alla comunità tutta. Si tratta di un dovere ineludibile per evitare che l’abbandono dei territori di montagna possa determinare dissesti idrogeologici, unitamente alla perdita di culture e tradizioni che, di contro, è nostra ferma volontà contribuire a salvaguardare e mantenere.

La nascita della nuova struttura operativa Bossea, importante Centro europeo di studi carsologici e ipogei, assicurerà importanti sviluppi nella ricerca, sulla falsariga di quanto già realizzato nelle esperienze precedenti che hanno consentito di individuare, per esempio, quaranta specie animali sconosciute, mentre nuovo sviluppo è atteso dal nascente punto di ricerca costituito a Farindola dal Museo del camoscio, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. Ed in tema di Parchi, oltre a confermare il costruttivo e costante rapporto con Federparchi, il cui Presidente Giampiero Sammuri si è dimostrato interlocutore disponibile e sincero estimatore del CAI, devo ricordare i nuovi protocolli sottoscritti con il Parco Nazionale del Gran Paradiso ed il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in contesti in cui la presenza di nostre Sezioni è considerata fondamentale per una valorizzazione dei territori interessati intelligente e rispettosa.
Nel Parco Nazionale dello Stelvio il nostro Angelo Schena è entrato a far parte del Comitato di coordinamento e, in questo ruolo, ci assicura una costante vigilanza perché, nelle decisioni mano a mano assunte, venga salvaguardata la finalità stessa del Parco, in ciò accompagnato dalla presenza nell’Osservatorio permanente di Oscar Del Barba e del Presidente del GR Lombardia Renato Aggio. E se il CAI è stato chiamato a far parte del prestigioso progetto europeo Life Wolfalps è perché il Gruppo di Lavoro Grandi Carnivori, in cui operano oltre 150 Soci riunitisi in convegno annuale a Torino, ha conseguito importanti risultati su tutto il territorio nazionale, accreditandosi, in particolare, in Veneto, Trentino, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.

TAM e CSC, presieduti rispettivamente da Filippo Di Donato e Giuliano Cervi, unitamente ai Gruppi Regionali e alle Sezioni delle aree interessate, si sono confermati sentinelle contro improponibili e scellerati progetti di ampliamento, rinnovo o costruzione di impianti sciistici al di fuori di ogni ragionevole e sostenibile pianificazione di sviluppo dei territori montani, come nel Devero Veglia, al Corno alle Scale, a Cime Bianche o sul Terminillo.

Ma il CAI è anche voce delle coralità e la struttura operativa coordinata da Gabriele Bianchi è stata protagonista molto apprezzata in molte occasioni.

Ne ricordo una per tutte, che ha dato origine al DVD che verrà consegnato in occasione della prossima Assemblea dei delegati: il concerto all’Auditorium Verdi di Milano, con il coro della SAT e i giovani del CET, in occasione del trentennale della morte di Massimo Mila, replicato a Torino. Desidero, ancora, ricordare la nostra adesione al progetto Villaggio degli Alpinisti che, grazie al determinante apporto del GR Veneto e della Sezione valzoldana, ha visto attribuito, il 6.10.2018, ai Comuni di Val di Zoldo, Cibiana di Cadore e Zoppè di Cadore il riconoscimento ufficiale di BERGSTEIGERDORF (Villaggio Degli Alpinisti). A tal proposito, accogliendo le indicazioni pervenute dai Consiglieri Centrali che vi si sono dedicati, Emilio Bertan, Alleris Pizzut e Alberto Ghedina, si cercherà di costituire un adeguato supporto per raccogliere e conservare, in un archivio organico, quanto finora acquisito in materia, nell’auspicata proiezione che sopravvengano ulteriori candidature da presentare e sostenere.

Positive occasioni d’incontro sono intervenute con il Fondo Ambiente Italiano (FAI) con il quale la Sezione di Torino sta realizzando un comune intervento sul Rifugio Torino vecchio, con la prospettiva di future forme di collaborazione, nel comune intento di valorizzare la bellezza del nostro Paese e renderla accessibile al maggior numero di persone.

Con la Fondazione Edoardo Garrone che lo ha promosso, e la Fondazione Cariplo che lo ha sostenuto, è stato condiviso e patrocinato convintamente il progetto ReStartApp per i Cammini d’Italia, campus gratuito di incubazione e accelerazione d’impresa del territorio alpino e appenninico italiano, avente quale tema conduttore la valorizzazione e lo sviluppo economico dei territori attraversati dai Cammini d’Italia.

Inutile sottolineare la particolare sintonia con il Sentiero Italia CAI. Ed infine le note dolenti: il nuovo assetto governativo ha determinato, nel corso dell’anno, alcune criticità: mi riferisco, in particolare, al grande rischio che si è corso, in piena estate, con le revisioni contenute nel Decreto di riorganizzazione degli Enti Pubblici che, se non tempestivamente emendate, avrebbero compromesso l’autonomia del Sodalizio e financo negato ai Soci la piena rappresentatività negli organi di governo, con il previsto inserimento di quattro rappresentanti ministeriali.

Si voleva, altresì, esplicitare nella nostra legge istitutiva il riferimento espresso al nuovo Ministero vigilante, PAAF, a dispetto dell’attuale genericità, quanto mai opportuna visti i mutamenti succedutisi nel tempo. Fortunatamente, con fatica, ma anche con soddisfazione, abbiamo trovato ascolto sia in ambito parlamentare che presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e siamo riusciti ad evitare tutte le modifiche ipotizzate.
Nel contempo, abbiamo, però, dovuto prendere atto con grande rammarico che, con il passaggio del Dipartimento del Turismo e, quindi, del CAI, dal Ministero dei Beni Culturali a quello, delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, abbiamo purtroppo perso la prospettiva di concludere il previsto protocollo con ENIT, presso il quale erano allocate le risorse stanziate nel 2013 per sentieri e rifugi, quelle che avremmo destinato alle aree terremotate del Centro Italia, con progetti già depositati.

All’impossibilità di recuperare tale protocollo equivale la perdita del finanziamento.
E qui evitiamo qualsiasi commento.

LI RICORDIAMO

Scriveva J.H. Newman: “Non avere paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che possa non cominciare mai davvero”.

Ed è con la certezza che ognuno di loro abbia saputo dare un valore ed un significato al proprio vivere, che affido al vostro ricordo:

BALLABIO Cesare Sezione di Giussano
BELLASIO Manuele Sezione di Pinerolo
BENETTI Flaminio Sezione Valtellinese Sondrio
BERTI Camillo Socio Onorario
BERTOSSI Daniele Sezione Gemona del Friuli
BORGHI Amos Sezione Castelnovo ne’ Monti
BOTTEGA Fiorenzo Sezione Vittorio Veneto
CITTERIO Ottavio Sezione Giussano
DE ZOLT Pietro Vicepresidente Gruppo Provinciale Alto Adige
DE RADIS Antonio Sezione Nazionale C.N.S.A.S.
DI PIETRO Sandro Sezione Isola del Gran Sasso
FLORIS Veronica Sezione UGET Torino
FRETI Luigi Sezione Giussano
GAMBALE Giuseppe Sezione di Avellino
GATTEL Gianni Sezione di Oderzo
GAZZERA Agostino “Gustin” Sezione UGET Torino
GIORDANO Maurizio Sezione Nazionale A.G.A.I.
GIULIBERTI Massimo Sezione Nazionale C.A.A.I.
MAZZA Tommaso Sezione di Teramo
MORAS Roberto Sezione Moggio Udinese
NIDASIO Emilio Sezione S.E.M.
LAZZAROTTO Giorgio Sezione Bassano del Grappa
NARDI Daniele Sezione Tivoli
NONINI Ivan Sezione Novate Mezzola
TALDO Dante (già Conservatore della Cineteca)
ZANDONELLA CALLEGHER Beppe Sezione Valcomelico.

*Vincenzo Torti, Presidente generale del Club alpino italiano