I Gessi dell'Emilia-Romagna Patrimonio Unesco

Comitato scientifico centrale
Il video-messaggio del Presidente generale Antonio Montani © Cai Imola

Per gli addetti ai lavori, quel 19 settembre 2023 è una data da segnare nel calendario. Quel giorno infatti la Commissione Unesco riunita a Riyadh (Arabia Saudita) ha decretato la nascita del sesto sito naturalistico Unesco per l’Italia: i Gessi dell’Emilia-Romagna a cui è stato conferito il prestigioso riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. 
Serate, convegni ed escursioni si stanno susseguendo numerosi e partecipati organizzati dalle sezioni CAI dell’Emilia-Romagna per celebrare e divulgare a soci e cittadinanza la conoscenza di questo particolare patrimonio geologico unico al mondo. 

Martedì 7 novembre è la volta del Cai di Imola che ha invitato a relazionare i protagonisti di questo prestigioso riconoscimento: Massimiliano Costa (biologo) e Stefano Lugli (docente di geologia dell’Università di Modena), entrambi nella delegazione Unesco presente a Riyad e Piero Lucci, presidente della Federazione Speleologica Emilia Romagna capofila di progetto.
Davanti al Sindaco di Imola, Marco Panieri, il presidente del Cai Imola Paolo Mainetti ricorda come la sezione abbia fortemente voluto questo riconoscimento. Cita anche Giuseppe Scarabelli, primo imolese nel 1864 ad aderire al nostro sodalizio appena costituito e che per primo seppe cogliere il valore inestimabile dei gessi. Sottolinea il grande lavoro fatto in questi decenni dalla propria sezione per la conservazione e la tutela della Vena del Gesso Romagnola, una delle aree più importanti di questo patrimonio diffuso. Conclude ricordando che la Commissione Unesco ci ha concesso il riconoscimento ma ha posto dei vincoli e degli impegni in fatto di tutela e protezione da ottemperare entro il 01/12/2024 per evitare la revoca. 

Maria Teresa Castaldi, Presidente regionale del Comitato Scientifico Emilia Romagna, racconta un aspetto meno appariscente ma importante: quale è stato il ruolo del Cai, come organismo centrale, regionale e del suo Comitato Scientifico nel sostegno della pratica di candidatura Unesco e di tutto quello che poi seguirà.

«Quando si pensa al Cai si vede principalmente la parte visibile, cioè l’escursione, la conferenza, l’attività tangibile, ma come in un iceberg non esiste solo la parte visibile, c’è tutto un mondo meno appariscente ma importante e delicato che va gestito con attenzione perchè riguarda la parte scientifica, organizzativa, nonché la gestione politica, giuridica, legale alla quale si dà meno pubblicità ma comporta un grande lavoro e molteplici competenze da gestire». 

Prosegue la Castaldi ricordando che quest’anno il Cai festeggia  160 anni dalla sua fondazione e i principi e valori che ritroviamo nel suo articolo 1 dello statuto sono ancora più che mai validi. 

«Il Cai ha per scopo la conoscenza e studio delle montagne e la difesa del loro ambiente naturale. E’ tutto qui, in questa frase, il ruolo di noi Operatori Naturalistici Culturali del Comitato Scientifico Cai e delle sezioni».

I partecipanti al convegno © Cai Imola

Il Cai non è nuovo a pratiche Unesco. Nel 2018 fu promotore della candidatura di Alpinismo Patrimonio immateriale dell’Umanità insieme ai Club Alpini di Francia e Svizzera poi riconosciuta Patrimonio Unesco nel 2019. Per quest’ultima candidatura ne è stato solo sostenitore, ma sostenitore molto importante.
Castaldi racconta l’iter di coinvolgimento: 

«Conoscevo già Piero Lucci e Marina Lo Conte, allora Assessore al Comune di Riolo Terme con delega al Parco, per via dei miei studi sul gesso selenitico e nel 2021 mi chiesero di farmi portavoce presso il Cai Centrale per avere una lettera di sostegno da allegare alla presentazione della pratica. L’appoggio del Cai in quanto Ente pubblico era importante. Quindi presentai una dettagliata relazione all’allora PG Avv Torti che ne rimase affascinato e concesse il proprio sostegno, parallelamente anche il Gruppo Regionale ER e le venti sezioni rappresentate approvarono all’unanimità».

Il percorso non è stato né semplice né esente da criticità. Alla divulgazione della conoscenza dei siti tramite camminate, conferenze, interviste sui media vi era la parte più burocratica da gestire: riunioni di consultazione con le Amministrazioni Pubbliche, Regione Provincia Enti Parchi con conseguenti lettere di Osservazioni 
Infine l’indimenticabile 19 settembre, che ha suscitato grande emozione e soddisfazione. 

Questo risultato è stato possibile anche grazie all’impegno e al lavoro volontario di generazioni di soci Cai che nel corso dei decenni, hanno esplorato e studiato le grotte e i fenomeni carsici. Ad esempio il Comitato Scientifico di Modena nel 1949 pubblicò per primo uno studio sui fenomeni carsici dell’alta Val Secchia. Studi che hanno dato il via a successive ricerche. 
Il Riconoscimento a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO dei nostri Gessi non è un traguardo ma una grande vittoria di tappa, poiché c’è ancora tanta strada da fare: divulgazione della conoscenza e soprattutto tutela di questi fragili ambienti contro la loro distruzione, vista la presenza dalla cava di Monte Tondo che richiede l’ampliamento dell’area di escavazione compromettendone il delicato e fragile habitat e mettendo a repentaglio il mantenimento del riconoscimento UNESCO.

E’ infine a sintesi perfetta dell’intervento viene proiettato un video messaggio inviato dal PG Antonio Montani: che si complimenta per l’importantissimo risultato. 

«E’ l’ennesima dimostrazione di come il nostro sodalizio possa collaborare con altri soggetti al fine di arrivare ad importanti riconoscimenti e quindi ringrazio tutte quelle persone, a partire dai nostri soci, che si sono impegnati in questi anni e ci hanno creduto fino all’inizio. A tutti loro va non solo il mio ringraziamento ma di tutto il sodalizio perché il vedere il nostro stemma associato a questo importante riconoscimento è una cosa sicuramente importantissima».