Che significa essere escursionista oggi? Almeno escursionista del CAI? Significa per noi prima di tutto “conoscere”: c’è davvero un mondo avanti a noi, che spesso inizia dietro casa nostra, fatto di mulattiere e sentieri, carrarecce cavedagne e tratturi, che ci conduce lungo passi già compiuti dai nostri avi alla conoscenza dei luoghi. Non solo l’osservazione della flora e della fauna, non solo morfologia e geologia del territorio, ma anche quella dei segni dell’uomo e delle culture passate e presenti: paesaggio materiale e immateriale.

Prima della tecnica c’è sempre l’uomo. Da noi non conta l’adrenalina o la performance, l’atletismo e il superamento del limite: la velocità come l’eccessivo tecnicismo può uccidere l’esperienza escursionistica. Escursionismo è un “percorrere lento e meditato”, al passo dei montanari di un tempo, passo lento ma forte e implacabile.

Escursionismo è cultura, ma si cammina anche per stare con gli altri, per incontrare gli altri. Per conoscere la natura e per conoscere gli uomini, per socializzare e per godere della montagna incontaminata. Camminare oggi, dove tutto è reso più facile dalla tecnica, ci riporta al nostro essere umani, ad un ritmo naturale, liberandoci dalla città inquinata, dai non-luoghi alienanti, dallo stress della vita moderna.

La Commissione Centrale Escursionismo promuove innanzitutto questo modo di frequentare la montagna, favorendo la consapevolezza. Perché non si possono ignorare le tecniche di frequentazione né gli effetti della frequentazione, attraverso i corsi per soci e per accompagnatori si intende trasmettere la cultura della montagna, dove la conoscenza dell’ambiente – ancor più della tecnica –  è alla base della sicurezza e del rispetto per la natura, per i luoghi, per chi in montagna vive e ci lavora.