Sabato 21 e domenica 22 settembre il Club alpino italiano presenta quattro libri al festival friulano, dal K2 alla storia dell’alpinismo, da clima e meteorologia fino ai gialli di montagna.

L’alpinismo, attraverso la narrazione delle spedizioni su un gigante himalayano come il K2 e le modalità con cui si tentava e si tenta il raggiungimento delle vette, la storia delle Alpi dal punto di vista climatico e meteorologico, fino ad arrivare ai romanzi polizieschi ambientati nelle Terre alte. Sono queste le declinazioni attraverso le quali si parlerà di montagna alla prossima edizione di Pordenonelegge, la “festa del libro con gli autori” della città friulana (18-22 settembre 2019), che vedrà ancora una volta la presenza del Club alpino italiano (attraverso la rivista Montagne360, il Centro operativo editoriale, il Gruppo regionale Friuli Venezia Giulia e la Sezione di Pordenone).

Sono quattro, infatti, i libri che il Club alpino presenterà quest’anno, con gli autori che saranno affiancati dal direttore di Montagne360 Luca Calzolari e dal giornalista e storico dell’alpinismo Roberto Mantovani.

Uno di essi fa parte della produzione editoriale del CAI, che si è intensificata in questi ultimi due anni: si tratta di “Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia” di Alex Cittadella (coedito insieme a Franco Angeli per la collana “Saggi sulla montagna”), che sarà presentato domenica 22 settembre alle ore 15 in Piazzetta Ottoboni. Il volume ha un arco cronologico di riferimento che va dal Medioevo alla Prima guerra mondiale (con accenni anche all’età antica) e intende fornire spunti mirati per un quadro d’insieme sull’emergere della questione climatica nel contesto alpino. Il tutto con l’ausilio di fotografie d’epoca del Museo Nazionale della Montagna e della Fondazione Angelini. Una particolare attenzione viene riservata all’avvio delle osservazioni meteorologiche sistematiche, alla fondazione degli osservatori lungo tutto l’arco alpino e all’azione congiunta di enti nazionali (tra cui il Cai) e sovranazionali per lo studio del clima.

Per quanto riguarda gli altri appuntamenti, il primo in ordine tempo è con Alessandro Boscarino e il suo “K2. Storia della montagna impossibile” (ed. Rizzoli Lizard). La presentazione, che si terrà sabato 21 settembre al Ridotto del Teatro Verdi (ore 10), intende accompagnare i presenti a vivere la storia alpinistica di una delle montagne più affascinanti del pianeta: attraverso mappe, splendide foto d’archivio e percorsi dettagliati, l’autore si incentra sulle spedizioni ottocentesche di scienziati e cartografi, fino ad arrivare alla celebre salita del 1954 guidata da Ardito Desio, che vide Lacedelli e Compagnoni conquistare la vetta per la prima volta, con il fondamentale contributo di Walter Bonatti e del portatore Hunza Mahdi. Boscarino, pur non avendo mai praticato arrampicata o alpinismo, con questo suo primo libro rende omaggio alla storia di un mondo che da sempre lo affascina.

Nel pomeriggio, poi, spazio al poliziesco. Appuntamento alle 18.30 al Paff, Palazzo Arti Fumetto Friuli, con “Un cadavere al campo due” (ed. Mulatero) di Glynn Carr, che vedrà sul palco il giornalista Leonardo Bizzarro, curatore della collana per Mulatero Editore. Protagonista dell’opera è Abercrombie Lewker, attore shakespeariano e ottimo arrampicatore che ha preso il posto del regista infortunato in una spedizione alpinistico-cinematografica in Himalaya, a metà degli anni Cinquanta, per conquistare i settemila metri della vetta del Chomolu. Quando un uomo della spedizione perderà la vita in circostanze poco chiare, sarà Lewker (protagonista di quindici gialli ambientati in montagna scritti da Carr tra il 1951 e il 1969 mai tradotti in italiano) a indossare ancora i panni del detective dilettante, per cercare di risolvere il mistero.

Infine domenica 22 settembre alle ore 19, nella Sala convegni della Camera di Commercio, Paolo Ascenzi e Alessandro Gogna presentano “L’alba dei senza guida” (ed. Nuovi Sentieri). Dopo la “golden age” dell’alpinismo, durante la qualegli scalatori si avvalevano spesso di guide, dalla fine del XIX secolo le montagne furono riscoperte da alpinisti che non ricorsero a questo aiuto. La pubblicazione, come scrive il Presidente del Club alpino accademico italiano Alberto Rampini nella presentazione, “getta luce nuova sul fenomeno dell’alpinismo senza-guida, ridefinendone la natura, essenzialmente contingente e storicamente limitata, di movimento innovativo nato per reazione a un sistema consolidato di praticare l’alpinismo, ma anche destinato a vedere esaurita la propria funzione una volta che la differenza tra l’alpinismo senza-guida e con-guida iniziò a perdere di significato fino a scomparire”.

Per informazioni e aggiornamenti: www.pordenonelegge.it