Pensata ad inizio anni ’80, la GEA (Grande Escursione Appenninica), è un percorso trekking lungo 425 chilometriche collega i sentieri pedestri che corrono lungo il crinale che collega il passo di Bocca Trabaria, al confine con l’Umbria e le Marche, con il passo dei Due Santi, in Liguria.

Nel 1982 l’idea venne presentata a S.Sofia in Romagna dove si teneva il Convegno delle sezioni CAI Tosco-Emiliane e fu accolta con grande entusiasmo. Ecco dunque che, con l’aiuto della Regione Toscana ed in nome e per conto del CAI, Alfonso Bietolini ed io iniziammo a progettare il lungo percorso. L’esperienza dei nostri trek in Corsica sul GR 20 e sui Pirenei lungo GR 5, unita ad una serie di sopralluoghi e incontri con i vari esperti delle sezioni appenniniche del CAI, ci condusse a progettare un percorso che allora era divisibile in 25 tappe possibili. Durante la progettazione, forti del grande valore intrinseco del percorso, tenemmo sempre presente una costante: questo doveva rivolgersi a tutti gli escursionisti e non solo a quelli esperti .

Sulla base di questa regola progettammo le varie tappe, compatibilmente con le strutture ricettive esistenti, in modo che non fossero mai ne troppo lunghe, ne troppo difficili. Aggirammo ogni seppur breve tratto attrezzato con corde fisse, facendo anche in modo che i trekkers scendessero talvolta dal crinale per recarsi a visitare i paesi e le borgate dove si svolge “la vita vera” delle popolazioni appenniniche. L’offerta del solo ambiente naturale non ci sembrava esaustiva.

Il nostro Appennino non presenta caratteristiche di alta montagna – se non in alcuni brevi tratti – e quindi, per essere appetibile a chi vuol passare un vacanza, deve “vendere” i suoi gioielli che sono ad esempio: la pace ed il silenzio delle faggete, dei castagneti e delle abetine, la tranquillità degli eremi, l’interesse geologico e paesaggistico, la panoramicità verso le tante valli che si dipartono dalla displuviate, i piatti tipici della cucina tradizionale, la freschezza e la limpidezza delle proprie sorgenti, e mille altre semplici cose.

Insomma già allora cercammo di trasformare l’escursionismo in proposta turistica portando anche in Appennino il verbo del trekking, cioè… “quando l’escursione diventa viaggio”. Volevamo che chiunque avesse voglia di fare un viaggio a piedi, zaino in spalla, lo potesse fare con facilità e naturalezza. Preparammo dunque i sentieri in modo che l’essere in cammino sui monti del Centro Italia si trasformasse in una gradevole esperienza, un valore aggiunto per compensare l’assenza dell’alta quota alpina. Nel nostro immaginario, natura, cultura e sport si sarebbero dovuti mescolare in una formula vincente. E così fu: migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, ne percorsero i vari tratti. Fu un grande successo !.

Poi… il tutto venne lasciato a varie e sporadiche iniziative locali che produssero in molti tratti solo abbandono. Solo il CAI mantenne segnalati i percorsi delle varie tappe. Adesso, anno 2006, la GEA sta per tornare a nuova vita, grazie all’iniziativa della Regione Toscana e delle sezioni del Gruppo Regionale Toscano del CAI. A questa notizia non posso che plaudire!

E’ lapalissiano che per proteggere un territorio lo si debba prima conoscere ed amare. C’è forse un modo migliore di penetrarlo se non a piedi? Con l’accortezza del passo dopo passo si ritorna nella giusta relazione con l’ambiente che ci circonda. Alle varie “alte velocità” che ci impone il mondo globalizzato è giusto rispondere con la dolce e lenta mobilità dell’ essere in cammino. In questo modo ogni appassionato potrà ancora scoprire che l’Appennino è un meraviglioso angolo di mondo…parola di Wolfang Goethe e, scusate l’immodestia, anche mia.

Gianfranco Bracci

Ideatore e progettista, insieme ad Alfonso Bietolini, della GEA.