Per “andare in montagna” occorre conoscere la montagna. Amarla. Difenderla. Dietro quell’aspetto grandioso, quei profili titanici e all’apparenza intoccabili, si nasconde un ambiente delicato e fragile nei suoi equilibri.

Quando il Club alpino italiano è nato la montagna incuteva timore, era terra di conquista, di grandiose esplorazioni. Oggi la montagna soffre un turismo di massa, uno sfruttamento indiscriminato di tutte le sue risorse. La tutela di queste risorse, il rispetto e lo sviluppo sostenibile sono un dovere. Un dovere che il Club alpino italiano, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente quale associazione ambientalista di interesse nazionale, ha nel cuore.

Una tutela ambientale intesa come impegno, come “tutela attiva” e non solo “passiva e di semplice conservazione”. L’Agenzia per l’ambiente e l’Osservatorio tecnico per l’ambiente sono le strutture che il Cai dedica a questo scopo: costituite da esperti e professionisti, sono in grado di coordinare e promuovere una corretta politica del territorio e di intervenire con progetti concreti, ponendo particolare attenzione alle aree protette.

Da anni esiste un organo tecnico, la Commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano, che promuove e coordina tutte le iniziative di monitoraggio e difesa dell’ambiente montano. Dal momento che non può esistere tutela senza un’appropriata conoscenza, centrale è il ruolo del Comitato scientifico centrale, che sviluppa costantemente studi e ricerche sull’ambiente geologico, faunistico, botanico, forestale e antropico.

All’interno del Club alpino italiano, poi, opera una Commissione medica il cui compito è formare e divulgare. Tiene lezioni di medicina di montagna, organizza incontri, sviluppa ricerca a stretto contatto con importanti università italiane e organizza corsi per i gestori dei rifugi sulle tematiche del primo soccorso.